Tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare…di plastica. La performance “Monouso” di una scuola del milanese

Nella scuola Martiri della Libertà di Sesto San Giovanni è andata “in scena” una performance per sensibilizzare al rispetto dell’ambiente. Gli studenti della scuola media hanno organizzato, insieme all’insegnante e artista Nicola Mette e l’associazione Plastic Free, un’iniziativa di gruppo e hanno riempito la classe di oggetti di plastica e simulato di nuotare nel mare, sommersi dai rifiuti.
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Francesco Castagna 13 Aprile 2022

A volte succede che a scuola esistano esempi virtuosi di insegnamento e di sensibilizzazione per gli studenti. A Sesto San Giovanni, nell’Istituto Martiri della Libertà di Sesto San Giovanni, i ragazzi hanno organizzato una performance dal nome “Monouso”, per sensibilizzare gli altri studenti e formarsi su temi come inquinamento e riciclo della plastica. Rispetto dell’ambiente quindi con creatività.

Sicuramente ti sarà capitato di fare o assistere a delle attività formative per sensibilizzare su temi come inclusività, rispetto del prossimo e tutela dell’ambiente, questo tipo di manifestazioni sono ancora più frequenti nelle scuole perché, come sai, le tematiche ambientali sono sempre più al centro del dibattito.

Nicola Mette, performer e docente, ha organizzato, insieme a Plastic free, “Monouso”: un’esibizione in cui i suoi studenti si sono prestati per simulare degli animali che nuotano tra i rifiuti di plastica. Tutti vestiti di nero come degli attori, i ragazzi si sono divisi in quattro gruppi: il primo ha nuotato nella plastica, il secondo ha giocato con la paletta e il secchiello, il terzo è rimasto immobile, sommerso dai rifiuti, mentre il quarto ha tenuto in bocca un pezzo di plastica.

Chi meglio di un insegnante che è anche un artista si sarebbe potuto occupare di questa performance?

Dovete pensare di essere al mare”, questa è la sensazione che Nicola Mette ha voluto trasmettere ai suoi studenti.  Così i ragazzi hanno fatto finta di giocare con l’acqua, ma in realtà hanno nuotato in un mare di plastica, sommersi da buste della spesa, bottiglie, cestini, contenitori di salviette umide, ceste della frutta, gonfiabili e imballaggi monouso, per l’appunto. L’effetto è quasi opprimente, come puoi notare dal video, a guardare questi studenti nella plastica si avverte un senso di claustrofobia. Ed è proprio questo che voleva trasmettere Mette: se non rispettiamo di più il nostro ambiente ci ritroveremo sommersi dai rifiuti. E lo ha fatto con dei bambini come performer, anche a significare il fatto che le azioni che facciamo oggi avranno sicuramente degli effetti sulle generazioni future.

L’artista si è esibito avvolgendosi in un sacco di plastica trasparente, per simulare i pesci e le tartarughe che rimangono incastrate nelle buste di plastica o da corde e reti. Anche la plastica, come puoi vedere, può diventare un’opera d’arte per sensibilizzare. E al momento di gesti come questo ce n’è molto bisogno perché, secondo le stime di Plastic Free, 12 milioni di tonnellate di plastica ogni anno finiscono in natura.