Le batterie del futuro? Potrebbero essere le nostre stesse case. Hai capito bene. Un team di ricercatori della Washington University in St.Louis, negli Stati Uniti, ha sviluppato un metodo per rendere i mattoni rossi che tutti conosciamo in accumulatori di energia elettrica. Diciamo subito però che il termine "batterie" è improprio. Se vogliamo essere corretti, stiamo parlando di mattoni supercondensatori.
Ma che cosa significa esattamente? Per spiegartelo, bisogna tirare in ballo la nanotecnologia. Gli scienziati hanno in pratica riempito i piccolissimi pori di cui sono costituiti normalmente i mattoni rossi con delle microfibre di una plastica conduttrice, chiamata PEDOT. Con questo speciale polimero i mattoni hanno acquisito la capacità di attrarre e mantenere ioni al loro interno, immagazzinando e trasferendo energia elettrica. In sostanza, sono stati dotati di una piccola carica elettrica. I ricercatori hanno usato i primi mattoni per accendere delle lampadine LED.
Nello studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications, si sottolinea inoltre che un mattone può essere ricaricato centinaia di migliaia di volte in un'ora. I cicli di ricarica non andrebbero pertanto a rovinare le sue prestazioni, come invece capita con le normali batterie (se possiedi uno smartphone sai bene di che cosa si parla). Insomma, potrebbe trattarsi di un'invenzione davvero rivoluzionaria, ma dobbiamo considerare che sono i risultati di uno studio preliminare, anche se iniziato quattro anni fa. È necessario proseguire in maniera più approfondita le ricerche. Per vedere le nostre case trasformate in delle piccole "centrali elettriche" bisogna ancora attendere un po' di tempo.
Fonte | "Energy storing bricks for stationary PEDOT supercapacitors" pubblicato su Nature Communications l'11 agosto 2020.