Tante violenze e altrettante irregolarità. Accade nel trevigiano, dove un ex dipendente di un allevamento intensivo di acquacoltura ha documentato la situazione all'interno dello stabilimento. È successo il 29 aprile, l'associazione animalista Essere Animali ha diffuso le immagini delle torture a trote, storioni e anguille. Se pensavamo che le violenze negli allevamenti intensivi riguardassero soltanto la carne, ci sbagliavamo.
Le irregolarità rilevate dal team di veterinari riguardano la fase di scarico, dove i pesci vengono direttamente gettati dal serbatoio del camion alle vasche di stoccaggio senza l'utilizzo di scivoli o sistemi di pompaggio. Ciò avviene ad altezze elevate in un processo che è molto rapido: questa pratica genera stress acuto negli animali, oltre a gravi lesioni sui pesci, che talvolta sono stati trovati persino spezzati.
"La produzione di pesce allevato è in crescita in tutto il mondo, Europa e Italia comprese. Nel nostro paese si spinge per un aumento del 5% della produzione e quindi sia del numero di individui allevati sia degli allevamenti", spiega a Ohga Chiara Caprio, responsabile relazioni istituzionali di Essere Animali, e poi aggiunge: "Questo significa che sarà sempre più importante e strategico che anche in questo settore il benessere animale sia tra i punti cardine della produzione. In altri paesi, come Spagna, Grecia e Turchia diverse aziende hanno già introdotto l'obbligo di stordimento elettrico, alzando così anche il livello della propria produzione".
La necessità di regolamentare al meglio il settore dell'acquacoltura e della piscicoltura è stata ribadita anche dagli enti di settore, come API, Associazione Pescatori Italiani, che evidenzia come l’acquacoltura sia tra i settori per la produzione di proteine a più rapida crescita, e che l’UE sia il quinto produttore ittico a livello mondiale.
Ma emerge ancora dalle immagini diffuse da Esseri Animali? Pesci agganciati dalla bocca, maltrattati dopo essere caduti a terra, trote uccise per asfissia e non per stordimento con corrente elettrica, come prevede l'Unione Europea (nello stabilimento circa l'80% dei pesci viene sottoposto a questo trattamento). E ancora, morsetti dei cavi elettrici direttamente sulle branchie degli animali e vasche senza acqua, tali per cui "i pesci che si trovano in cima schiacciano con il loro peso quelli sottostanti".
Uno scenario agghiacciante, quello mostrato da Esseri Animali, che purtroppo non rappresenta una novità nel settore. L'associazione ha fatto presente che l'azienda era persino informata dei controlli da parte dell'ASL del territorio. "Essere Animali ha lanciato la campagna “Etichettatura INsostenibile” proprio per chiedere che vengano integrati alcuni cambiamenti indispensabili per affrontare in maniera trasparente e chiara le criticità più rilevanti per questi animali e che il Ministero della Salute inizi a lavorare attivamente per la tutela del benessere dei pesci, perché il concetto di sostenibilità non può prescindere da quello di benessere animale", conclude Caprio.