Il cambiamento climatico, con le grandi ondate di siccità, sta mettendo a dura prova l’agricoltura. Nei mesi estive, la prolungata carenza d’acqua porta a gravi danni ambientali ma anche economici, facendo crollare le produzioni o riducendone la qualità. Un fungo microscopico, isolato nel deserto del Thar (India), sembra essere in grado di migliorare la resistenza del pomodoro agli stress idrici . I primi risultati, provenienti da un progetto di ricerca della Scuola Sant'Anna, sono promettenti anche per altre colture.
Lo studio fa parte del progetto MICROBIOS, coordinato da Elisa Pellegrino , ricercatrice del Gruppo Interazioni Pianta-Suolo del Centro Ricerche sulle Produzioni Vegetali (Crop), e mira allo sviluppo dei microrganismi del suolo, riuniti in consorzi con azione biostimolante, da utilizzare per aumentare la resistenza delle colture agricole e migliorare la qualità delle produzioni.
Il protagonista di questa ricerca è un fungo endofitico benefico, Serendipita indica. Gli esperti hanno sviluppato un protocollo per la coltivazione e l'inoculazione del fungo stesso e dei batteri associati su piante di pomodoro in condizioni idriche critiche. L’ inoculazione di questo microscopico fungo sulla pianta di pomodoro, in condizioni di dimezzamento dei volumi d’acqua e di totale privazione, ha favorito la crescita della pianta fornendo un’elevata protezione sia contro gli stress biotici, causati da altri esseri viventi (batteri, virus, insetti), sia contro stress abiotici , causati da un fattore ambientale avverso, come la siccità, anche durante le fasi di recupero della pianta.
Le piante hanno mostrato circa il 15% in più di sviluppo rispetto alle piante non trattate, mentre quelle sottoposte a privazione di acqua per cicli di sette giorni hanno riportato in media il 32% di sviluppo in più. É un ottimo risultato considerato che i pomodori hanno bisogno di tantissima acqua: circa 13 litri per raggiungere la maturità. E ciò significa che potrebbe avere un forte impatto anche su altre colture nel contesto del cambiamento climatico.
Fonte | Scuola Superiore Sant’Anna