Tumore e vita sessuale. Un binomio poco studiato, spesso taciuto. Forse penserai che ricevere una diagnosi di tumore sia così destabilizzante da mettere ogni altro aspetto in secondo piano. Ciò che è fondamentale è sopravvivere. Certo, ma quando si parla di salute mentale del paziente oncologico si parla di un benessere a tutto tondo. Intraprendere un percorso di cura significa dover affrontare ore di attesa, di terapie in ospedale e, soprattutto di interrogativi e di domande senza risposta che rimettono tutto in discussione. Cercare di mantenere il più possibile una parvenza di normalità e di quotidianità è essenziale, così come deve essere fondamentale avere un'adeguata informazione su ciò che un'operazione di tumore comporterà al proprio corpo. La sessualità è per molte persone un aspetto molto importante ma sottovalutato dai medici, e che diventa fonte di imbarazzo e di rifiuto a seguito di una cura oncologica. Ma quali sono le reali conseguenze su libido e fertilità? E come dovrebbe essere trattato il tema dal personale sanitario? In occasione del Mese della prevenzione dei tumori maschili, abbiamo cercato di capirne di più con la dott.ssa Ludovica Scotto, psicologa, psicoterapeuta e consulente sessuologica all'Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
Come puoi immaginare, ciò che fa la differenza è la tipologia di tumore e la cura che si rende necessaria. Partendo dal seminoma, "durante la chemioterapia non si può pensare all'aspetto riproduttivo – precisa la dottoressa – anche gli spermatozoi subiscono gli effetti tossici del farmaco, il desiderio sessuale invece può rimanere, anche se può subire un calo dovuto allo stato emotivo del momento, ma la funzionalità rimane intatta". Di solito, il seminoma "colpisce uno dei due testicoli – precisa la dottoressa – quindi nella maggior parte dei casi, il testicolo che rimane aumenta e compensa la produzione di testosterone e spermatozoi e dopo l'intervento chirurgico vediamo un pieno recupero della libido e della fertilità. Quando, invece, sono colpiti entrambi, l'intervento chirurgico di asportazione determinerà un impatto più debilitante sia su erezione che su fertilità".
Conseguenze più drastiche si vedono in caso di prostatectomia, la rimozione totale o parziale della prostata. "L'impatto riguarda continenza della vescica e difficoltà erettili nei sei mesi successivi all'intervento. Se sono stati risparmiati i nervi ci si aspetta un progressivo recupero, se invece sono stati colpiti quelli deputati all'erezione, le difficoltà permangono". Modi per sopperire a questo disagio, il più delle volte ci sono e si possono applicare. "Ci sono iniezioni intracavernose per favorire la turgidità – spiega Scotto – ci sono farmaci per favorire erezione, impianti penieni idraulici che possono mettere in turgore il pene. Abbassandosi drasticamente la produzione di testosterone, una conseguenza che rimane è il calo della libido ma è un tema su cui si può lavorare dal punto di vista psicologico. La nostra risposta sessuale è data anche dall’aspetto cognitivo, dalla fantasie, dall’aspetto emotivo-relazionale. A seconda dell’obiettivo del paziente lavoriamo in un certo modo".
Tutto ciò che hai appena letto è il bagaglio di consapevolezza che ogni paziente dovrebbe avere prima di affrontare un'operazione oncologica. "Ogni persona, prima di una chirurgia invasiva, deve avere il diritto di poter esporre dubbi e perplessità sulla sua salute sessuale e avere risposte adeguate – precisa la dottoressa – . Di solito in caso di pazienti uomini si fa un counseling pre chirurgico con un urologo in cui si discute di tutte le ripercussioni, delle possibili soluzioni o azioni preventive, come quella di conservare il seme". Quando sono le donne, però, a dover affrontare un'operazione che andrà a compromettere la loro vita sessuale, l'attenzione dei medici a questo aspetto è molto minore.
"Quando ci si approccia alla malattia oncologica gli uomini hanno più informazioni e più esplicite – spiega la dottoressa. – Se un uomo deve fare una prostatectomia, il chirurgo gli racconterà i problemi di erezione e la difficoltà eiaculatoria e lo informerà delle terapie esistenti che aiutano a conservare un'attività sessuale. Per le donne spesso non accade, nonostante i problemi possano essere della stessa gravità. Quando una donna inizia una terapia ormonale, andrà incontro all'azzeramento degli estrogeni e quindi andrà in menopausa farmaco-indotta. Questo sul piano sessuale comporta un calo della libido, l'assottigliamento dei tessuti delle mucose vaginali a causa della minor produzione di acido ialuronico, determinando quindi dolore. Ma spesso di tutto questo non se ne parla o lo si fa solo in maniera sommaria, spesso a servizio della fertilità. Sono pochi i riferimenti alla vita sessuale".
Questa disparità di informazioni è paradossale, se ci pensi, perché proprio gli uomini sono la fetta di popolazione che meno tende a fare prevenzione e più raramente confida al medico le difficoltà riguardanti l'attività sessuale. "Gli uomini sono meno inclini a fare prevenzione – conferma Scotto. – Alle donne fin da giovani è insegnata la prevenzione ma questa cultura negli uomini manca, ci sono uomini che fino a 40 anni non hanno mai fatto visite andrologiche se non per difficoltà di fertilità. Questa è la lacuna più importante, manca la cultura della cura di sé". Se da un lato dovrebbe assumere sempre più rilievo la cultura della prevenzione negli uomini, dall'altro anche le donne dovrebbero veder riconosciuto in campo medico un diritto, come quello al piacere sessuale, che per cultura appartiene solo al genere maschile. Per quest'ultimo caso, nonostante i tabù, qualcosa si sta muovendo. "L'attenzione alla sessualità delle donne è sempre maggiore, allo IEO, ad esempio, c'è un ambulatorio di sessuologia integrato ed esistono strumenti che prima non c’erano" conclude Scotto.