“L’anno dei record”, così è stato definito il 2023 dalla comunità scientifica globale, ma non c’è da brindare. Il tema di fine anno (o quello di inizio, ça va sans dire) è il caldo. Le temperature medie globali infatti sono state le più alte dell’ultimo decennio, di questo ne abbiamo avuto dimostrazione da inizio gennaio con i primi casi di siccità che hanno colpito l’Italia. Abbiamo chiuso il 2023 con temperature molto lontane dalla norma, è stato un dicembre particolarmente caldo, tanto che i meteorologi hanno osservato un trend che si sta intensificando anno dopo anno. Gli ultimi riferimenti temporali quando si parla di temperature record sono il 2016 e il 2020.
E quindi, in un contesto di importanti cambiamenti climatici, ha ancora senso parlare di “record”? Questa situazione potrebbe continuare per tutto il 2024, nel frattempo è bene continuare a osservare il clima.
Tra luglio e agosto del 2023, le analisi condotte dal sistema europeo Copernicus e dalla National Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti d’America dimostrano come, per 40 giorni di seguito, la temperatura abbia raggiunto il record di “giorno più caldo”. Luglio infatti è stato senza ombra di dubbio il mese più caldo mai registrato. Ha superato il record del 2019 di 0.33°C, e di 0.72°C le temperature medie della serie storica 1991-2020.
Non stiamo parlando di certo della temperatura precipitata più alta al mondo l’ 8 luglio 2003: 81,1°C a Dhahran, una città della costa a est dell’Arabia Saudita. Di certo però, la tendenza a oggi non lascia presagire un cambio di rotta. Lo scioglimento dei ghiacci è uno dei primi segnali, la situazione è stata denunciata in un report di Legambiente e del Comitato Glaciologico Italiano, in cui si descrive lo stato dei ghiacciai italiani, in particolare quello dei Forni in Alta Valtellina e quello del Miage: ad agosto di quest’anno queste masse di ghiaccio hanno perso nove centimetri al giorno.
La situazione è critica anche ai poli: i ghiacciai dell’Antartide stanno raggiungendo il punto di non ritorno, tanto che entro un decennio la perdita dei ghiacciai potrebbe diventare irreversibile. Lo studio del ricercatore INGV Melini sulla rivista scientifica Nature dimostra come, nei 25 anni compresi tra il 1992 e il 2017, siano state “ben 2.700 miliardi le tonnellate di ghiaccio perse complessivamente dall’Antartide, corrispondenti a un aumento medio del livello del mare di circa 8 millimetri”.
Anche gli oceani risentono degli effetti del riscaldamento globale. Sappiamo che i mari sono un grande “alleato” dell’uomo nella mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, eppure gli oceani sono sempre più caldi da quando l’uomo ha cominciato a utilizzare i combustibili fossili in maniera significativa per far crescere le economie di tutto il mondo.
Diverse sono le ricerche a testimonianza di quanto detto: in uno studio pubblicato su Nature Earth & Environment, si apprende che, rispetto al 1960, nella superficie delle acque fino ai 2km in profondità si registrano il doppio dei gradi Celsius. Si tratta di una tendenza che si registra anche in mari come quello del Mediterraneo. Ad agosto 2023 infatti, l’oceanografo Umgiesser ci aveva spiegato come il Mar Mediterraneo sarà ogni anno più caldo e catturerà sempre meno anidride carbonica.
Se i bacini idrici sono in grave pericolo, non è da meno la situazione delle foreste del nostro pianeta. Anche se la Foresta amazzonica registra finalmente un trend di deforestazione in netto calo, gli incendi nel 2023 hanno devastato in soltanto nel nostro Paese, dal 15 giugno al 15 settembre, quasi 75000 ettari di territorio (Report ISPRA 2023).
Il Canada ha perso oltre dieci milioni di ettari, foreste andate in fumo che hanno contribuito alla decimazione della fauna selvatica. In ultimo, secondo i dati della Commissione europea, nel 2023 gli incendi sono aumentati con il 41% della superficie boschiva europea in fiamme.