La legge per la restaurazione delle aree marine e terrestri è passata a sorpresa grazie al voto dell'Austria, mentre l'Italia rimane contraria. La Nature Restoration Law passa con stupore di tutti, il Consiglio UE infatti ha adottato formalmente il primo regolamento del genere sul ripristino della natura. Questo provvedimento mira a ripristinare tramite un pacchetto di misure almeno il 20% delle aree marine e terrestri dell'UE entro il 2030, ed entro il 2050 tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino.
Gli ecosistemi terrestri di cui si sta parlando sono luoghi che la popolazione vive tutti i giorni, e di cui c'è sempre più bisogno. L'UE infatti fa riferimento ad aree come: le zone umide, i pascoli, le foreste, i fiumi e i laghi, nonché gli ecosistemi marini, tra cui le praterie di fanerogame e i letti di spugne e coralli. Si parte dai siti Natura 2000, scelti come i primi a essere interessati da operazioni di ripristino e di bonifica, per poi estendere queste misure anche agli altri posti indicati.
Tra le misure contenute all'interno della Nature Restoration Law troviamo: la protezione degli insetti impollinatori attraverso l'utilizzo di prodotti più sostenibili, la tutela della popolazione di farfalle delle praterie, l'attenzione alla gestione dello stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati e la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad alta diversità. Inoltre, altri provvedimenti fondamentali sono l'aumento della popolazione di uccelli forestali, oltre ché la garanzia che gli spazi verdi urbani e la copertura arborea non diminuiscano fino alla fine del 2030.
C'è soddisfazione da parte di Legambiente, il Presidente Stefano Ciafani ha detto in merito all'approvazione della legge: "Buona notizia quella dell’approvazione finale da parte del Consiglio Ue della legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law) – Uno dei provvedimenti-simbolo dell’agenda verde europea che, dopo uno stallo di più di due mesi, riesce a raggiungere un traguardo finale e che fisserà obiettivi giuridicamente vincolanti per ripristinare il 20% degli ecosistemi terrestri e marini degradati dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050. Ma se questa notizia rappresenta una vittoria per la tutela della biodiversità e per il Green Deal europeo, ci lascia con l’amaro in bocca il voto contrario dell’Italia (insieme a Ungheria, Polonia, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia".