Imparare a riconoscere l'importanza degli alberi, i nostri migliori alleati contro il cambiamento climatico, il nostro "oro verde". Se ci pensi, il compito principale della scuola è quello di formare cittadini responsabili e consapevoli. La tutela dell'ambiente e la cura del territorio sono tra quei valori che bisogna coltivare fin dalla giovane età. Ecco perché i protagonisti del progetto "Un albero per il futuro" non possono che essere loro: i ragazzi.
Ma facciamo un passo indietro. A promuovere l'iniziativa, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare (ora diventato Ministero della Transizione Ecologica), è il Raggruppamento Carabinieri per la Biodiversità, che gestisce direttamente 130 riserve naturali dello Stato e 19 aree demaniali. "Tra i nostri compiti c’è anche quello di utilizzare questo patrimonio naturale per fare educazione alla legalità ambientale", spiega il colonnello Raffaele Manicone.
"Nelle nostre riserve abbiamo alcuni vivai, dove custodiamo una sorta di archivio delle specie forestali autoctone. In pratica, raccogliamo i semi e coltiviamo le piantine che poi utilizziamo per i miglioramenti forestali. Abbiamo 28 reparti sparsi su tutto il territorio italiano e due Centri Nazionali di Biodiversità Forestale: uno si trova a Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo, e l'altro a Peri, in provincia di Verona. Nel primo abbiamo le piante appenniniche e della macchia mediterranea, mentre in quello veronese abbiamo per lo più piante alpine autoctone".
Potremmo dire che sono questi i serbatoi da cui "Un albero per il futuro" trae il suo materiale. L'obiettivo del progetto, che ha una durata triennale (2020-2022), è ambizioso: creare un bosco diffuso sul territorio nazionale. Per raggiungere questo scopo sono state messe a disposizione 60 mila piantine da distribuire gratuitamente alle scuole che ne faranno richiesta. "Dopo un incontro in cui spieghiamo quali sono le funzioni della flora e perché è così importante, consegniamo le piantine agli studenti che provvedono, sotto le nostre indicazioni, alla messa a dimora nei giardini delle scuole. I ragazzi poi dovranno prendersi cura quotidianamente di queste piante, proprio in un’ottica di responsabilizzazione", aggiunge il colonnello Manicone.
Finora sono più di 150 gli istituti scolastici che hanno aderito al progetto (ricordiamo che per partecipare basta mandare una mail a unalberoperilfuturo@carabinieri.it). Tra questi c'è anche l'Istituto di Istruzione Superiore “Leonardo da Vinci” di Civitanova Marche, in provincia di Macerata. "Abbiamo la fortuna di avere un giardino abbastanza ampio. Ci è venuto quasi spontaneo chiederci come potevamo incrementare la biodiversità locale e contribuire, nel nostro piccolo, al contrasto alla crisi climatica. Siamo venuti allora a conoscenza di questa iniziativa dell’Arma dei Carabinieri e ci è piaciuta l’idea di partecipare alla creazione di un bosco diffuso nazionale", racconta David Fiacchini, docente di scienze naturali presso il "Leonardo da Vinci" di Civitanova Marche.
"Si sposa bene con un progetto più ampio, «Cluana Urban Nature», che stiamo portando avanti insieme ai nostri alunni e alle nostre alunne sempre sul tema della biodiversità. Il nostro sogno è quello di poter realizzare un parco naturalistico-scientifico in un'area incolta situata proprio davanti alla scuola, così da realizzare un vero e proprio bosco urbano con postazioni didattiche per l'osservazione e lo studio della natura".
Naturalmente le specie arboree da mettere in dimora in ciascuna scuola vengono scelte in base alle condizioni climatiche, oltre che alla posizione geografica e altimetrica, del luogo. "Essendo il nostro istituto a poche decine di metri dal mare, tra le piante che abbiamo richiesto (una quarantina circa) troviamo il leccio, che è una pianta tipicamente mediterranea, l’orniello, la roverella, due specie diverse di ginestra e l’acero campestre", prosegue il professor Fiacchini.
Non è finita qui. Le piante saranno geolocalizzate e a ciascuna di essere sarà associato un cartellino identificativo attraverso il quale sarà possibile monitorare l'espansione del nuovo bosco diffuso sul territorio italiano e la sua azione di cattura della CO2 atmosferica. "Con i ricercatori dell’Università della Tuscia abbiamo realizzato un software che ci consente di calcolare, mano a mano che mettiamo a dimora le piante, l’anidride carbonica che verrà assorbita dall’atmosfera", chiarisce il colonnello Manicone. "È evidente che si tratterà di una quantità minima, se consideriamo che in Italia ci sono miliardi di alberi e 50 mila piante non cambieranno certo la situazione generale. Ma è pur sempre un progetto educativo, attraverso il quale vogliamo far capire quanto sia importante proteggere e curare la superficie forestale in Italia per la mitigazione dei cambiamenti climatici".
Sensibilizzare dunque, coinvolgendo in maniera attiva le scuole. Le attività del progetto si inseriranno infatti nel percorso didattico degli studenti."Una classe di informatica, per esempio, sta progettando un sistema di irrigazione automatizzato. Saranno loro a monitorare, attraverso dei sensori, quando è necessario innaffiare le piante, di quanta acqua hanno bisogno eccetera", ci dice ancora Fiacchini. Insomma, una maniera diversa dalla classica lezione frontale per affrontare tematiche legate all'ambiente e al clima, dando in più un piccolo ma concreto contributo.
Foto nel testo fornite dal Comando Carabinieri per la tutela della biodiversità e dei parchi