
All’inizio erano asce e utensili in metallo. Poi, in tempi più moderni, questi rudimentali attrezzi si sono trasformati in sofisticate motoseghe e giganteschi bulldozer. Lo scopo? È sempre quello. Da migliaia di anni, l’uomo non fa che abbattere boschi e foreste, albero dopo albero. Eppure, milioni di persone dipendono dalle foreste per il proprio sostentamento e il fatto che ogni anno l’area coperta dagli alberi si riduca di 200mila metri quadrati, dovrebbe preoccupare e allertare non poco.
Lo scorso anno la Fao ha presentato il rapporto "Valutazione delle risorse forestali mondiali" e una piattaforma di diffusione online interattiva che offre un’analisi dettagliata dello stato delle foreste su scala mondiale, riferita ad almeno 236 Paesi e territori. Si tratta di uno strumento indispensabile per contrastare la deforestazione e il degrado delle foreste, fondamentale per ottimizzare la gestione forestale e tutelare la biodiversità: secondo il "Rapporto sullo Stato delle foreste nel mondo" (SOFO), infatti, gli ecosistemi forestali ospitano 60mila diverse specie di alberi, l’80 per cento delle specie di anfibi, il 75 per cento delle specie di uccelli e il 68 per cento delle specie di mammiferi presenti sulla Terra.
Per mettere in luce il ruolo degli alberi nella lotta al cambiamento climatico, negli scorsoi mesi PEFC ha organizzato un concorso fotografico, ScattailboscoPEFC2021, a cui hanno partecipato centinaia di fotografi, professionisti e non, che hanno pubblicato i loro scatti su Instagram utilizzando l’hashtag #scattailboscoPEFC21.
PEFC Italia ha poi scelto di affrontare il tema del cambiamento climatico attraverso questi scatti, assegnando una menzione speciale proprio alla fotografia che meglio rappresenta il tema "Alberi e cambiamento climatico".
Ad aggiudicarsi la menzione è Ludovica Naticon. che ha partecipato al concorso con una foto scattata in Val di Fassa, che ritrae le foreste del Catinaccio devastate dalla tempesta Vaia nel 2018. La fotografa romana avrà la possibilità di piantare 10 alberi a Milano a proprio nome, che nel corso della loro vita assorbiranno le emissioni di gas serra generate in media da un cittadino italiano nel corso di un anno. La messa a dimora delle alberature verrà realizzata grazie all'attività di forestazione urbana svolta da Rete Clima.