Un hobby che fa bene all’ambiente: diventa un volontario “aggiustatutto” in un Repair Cafè

Nati nel 2009 da un’idea dell’attivista ed ex giornalista olandese Martine Postma, i Repair Cafè sono luoghi in cui si ridà vita agli oggetti destinati a diventare rifiuto. Ma non solo. Si condividono le competenze e si crea comunità, soprattutto nei quartieri più periferici. Oggi sono sparsi in tutto il mondo e in Italia ne puoi trovare 16.
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Giulia Dallagiovanna 25 Settembre 2023

Acquistare sostenibile non basta: dobbiamo acquistare di meno. Il Pianeta sta soffocando sotto il peso dei rifiuti che produciamo ogni anno e tra i vari comuli di immondizia, a crescere più rapidamente è quello dei RAEE. Gli scarti elettronici sono destinati nel breve periodo a diventare la nuova plastica: cambiamo smartphone solo per avere foto migliori e compriamo un nuovo tablet solo perché era in offerta. Già nel 2021 pesavano 57,4 milioni di tonnellate, ma secondo i dati del Parlamento europeo solo il 60% di questi viene riciclato.

È un problema di schemi mentali e cultura, prima ancora che di sostenibilità. Anche quando acquistiamo usato o eco-friendly, compriamo decine e decine di oggetti che a conti fatti non ci servono davvero. Solo in Italia, il mercato del second hand vale 25 milioni di euro ed è in costante aumento. Trainato soprattutto dalla Generazione Z, passa attraverso le piattaforme online, i mercatini e gli eventi come "All you can wear" che si è tenuto lo scorso 9 settembre a Milano. Migliaia di ragazzi in fila per accaparrarsi quanti più vestiti possibile, proprio come qualche anno fa avremmo fatto durante i saldi.

Insomma stiamo facendo greenwashing delle nostre abitudini, sostituendo il consumismo tradizionale con una forma che ci sembra più green e accettabile. Ma sempre di consumismo si tratta. Lo sforzo in pìù che dobbiamo fare ora è pensare in ottica di allungamento della vita di un oggetto. In altre parole, di riparazione: l'economia circolare che già praticavano i nostri nonni.

"Riparare è meglio che riciclare, costa meno e salva il Pianeta". Recita così il manifesto dei Repair Cafè, veri e propri luoghi fisici dove tra un cappuccino e una chiacchierata, si ripara di tutto. Nati nel 2009 da un'idea dell'attivista e giornalista olandese Martine Postma, oggi sono sparsi un po' in tutto il mondo. Solo in Europa se ne contano più di 2400, di cui 16 in Italia. Ogni mese in questi locali si dà vita a una piccola rivoluzione, con oltre 50mila oggetti riparati ad opera di 42mila volontari che mentre si dedicano al fai da te contribuiscono anche alla creazione di una comunità di persone.

Come nascono i Repair Cafè

Nei Repair Cafè si aggiusta di tutto e si fa rete. Era esattamente questa l'idea di Postma quando, dopo aver avuto il secondo figlio, si era resa conto della mole incredibile di oggetti inutili che acquistiamo o di quante volte siamo costretti a comprare qualcosa di nuovo solo perché non sappiamo come riparare ciò che abbiamo già. Motivata anche dal desiderio di non lasciare alla future generazioni una pattumiera a cielo aperto, nel 2007 l'attivista inizia a sensibilizzare sulla questione riuso ed economia circolare partendo dalla sua città, Amsterdam.

Nel 2009 proprio nella capitale olandese apre il primo Repair Cafè e qualche anno dopo nasce la Repair Cafè Foundation, oggi Repair Cafè International, per fare da collante tra tutte le realtà sparse nel mondo e offrire supporto a chi vuole avviarne di nuove. La novità è che nei Cafè la riparazione è gratuita ed eseguita da volontari "aggiustatutto", che illustrano al proprietario tutti i passaggi del processo per trasferirgli anche qualche conoscenza.

A distanza di 14 anni dal primo Repair Cafè, è nato un movimento globale unito nella Open Repair Alliance che fornisce anche una banca dati con cui monitora le attività di riparazione che vengono portate a termine. Nel 2021 sono state il 12% in più rispetto all'anno precedente.

Come funziona un Repair Cafè

Quando entri in un Repair Cafè, ti troverai davanti diverse postazioni con volontari specializzati nel fai da te. Ci sono poi attrezzi utili e manuali che spiegano come riparare i vari oggetti: l'idea infatti non è solo quella di risolvere un problema, ma anche di trasferire delle conoscenze.

Funziona come una vera e propria lezione frontale, dove vengono illustrati tutti i passaggi del processo. La durata, naturalmente, è variabile.

La condivisione è la base del meccanismo del Repair Cafè. Far nascere una comunità di persone che si scambino competenze e si ritrovino per dare nuova vita a oggetti che altrimenti andrebbero a ingrossare i cumuli di rifiuti e aumenterebbero l'inquinamento del Pianeta.

Cosa si può portare in un Repair Cafè

Si possono riparara praticamente tutti gli oggetti, dagli elettrodomestici e smartphone e tablet. E ancora biciclette, stoviglie, abiti, componenti di sofware e così via. E nel caso gli "aggiustatutto" presenti non fossero in grado di risolvere il problema, o ci fosse un negozio specializzato nelle vicinanze, verrai indirizzato sul posto.

Dove si trovano i Repair Cafè

Oggi puoi trovare Repair Cafè praticamente in tutto il mondo, dalla Corea del Sud alla Bolivia, dall'Australia all'Islanda. In Italia se ne contano 16: il primo è stato aperto a Roma nel 2015, in via Val di Lanzo. Successivamente se n'è aggiunto un altro in zona Ostiense. L'ultimo in ordine di inaugurazione si trova invece al Mercato Ritrovato di Bologna. Anche Milano ha il suo, si chiama Lab Barona-Repair Cafè ed è gestito dalla coopertativa La Cordata. È nato proprio allo scopo di creare una piccola comunità nel quartiere, unita dalla passione per il recupero.

Da conoscere anche il Farhnam Repair Cafè nel Regno Unito, il più famoso nel Nord Europa per aver creato il Repair Cafè Carbon Calculator che stima il risparmio di emissioni di gas serra derivato dal totale dei prodotti riparati.

Il diritto alla riparazione nell'UE

La rete dei Repair Cafè però non si limita a fornire competenze gratuite per riparare gli oggetti. Nel 2017 hanno indetto la Giornata internazionale delle riparazioni, che si celebra ogni anno il 21 ottobre, e due anni più tardi hanno lanciato la campagna Right to Repair allo scopo di sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni e rimuovere ogni barriera burocratica per la riparazione.

Negli ultimi anni qualcosa effettivamente è cambiato, anche sulla spinta della transizione ecologica. Da marzo 2022 in Unione europea esiste il "diritto alla riparazione", che è stato ampliato l'anno successivo. Raccomanda la progettazione di prodotti pensati per durare più a lungo e riparati in caso di malfunzionamento. I diritti di garanzia devono inoltre essere estesi, mentre per i produttori vige l'obbligo di informare i consumatori rispetto ai prodotti per i quali è prevista la riparazione. Infine, verrà creata una piattaforma online che metta in contatto consumatori, riparatori e venditori di beni ricondizionati.