
In questi giorni l'orologio digitale di Union Square, nel cuore di Manhattan, non registra come sempre quanto tempo manca alla mezzanotte, ma segna un altro countdown: adesso, mentre scrivo, recita 7 anni, 99 giorni, 2 ore, 13 minuti, 34 secondi, che rappresentano il tempo ancora a nostra disposizione per agire sulle emissioni prima che la crisi climatica diventi irreversibile per il mondo. Si tratta del Climate clock, l'orologio climatico, un'installazione svelata a New York dai due artisti Gan Golan e Andrew Boyd con l'obiettivo di sensibilizzare le persone sull'impellenza della crisi climatica. Ne esistono anche in altri posti del mondo, a Berlino tra le altre, ma anche l'orologio climatico mobile che porta Greta Thunberg, e nascono dalla collaborazione di artisti, scienziati e attivisti. Un progetto comunicativo semplice ma forte.
Il Climate clock, visibile a New York fino al 27 settembre e basato su accurati studi delle Nazioni Unite sul clima, vuole rispondere a questa domanda: con l'attuale tasso di emissioni e di riscaldamento causati dall'azione dell'uomo, in quanto tempo supereremo l'aumento di temperatura di 1,5 gradi individuato dagli accordi di Parigi come il limite massimo per evitare la catastrofe? In 7 anni e 99 giorni, entro il primo gennaio 2028, una data che, se non agiamo immediatamente, sembra destinata ad avvicinarsi ancora, visto che le emissioni continuano ad aumentare.
Ma il progetto Climate clock non vuole solo metterci in guardia, ma pure ricordarci che qualcosa stiamo facendo (anche se non abbastanza, evidentemente): oltre al numero rosso che mostra il countdown di cui ti abbiamo parlato finora, si trova anche un numero verde, che rappresenta la percentuale di energia proveniente da fonti rinnovabili impiegata in questo momento nel mondo. Per ora siamo al 27,75 per cento: puoi seguire sul loro sito i progressi, sperando che questo numero cresca.