Un progetto per tracciare il percorso della plastica nel Po e combattere l’inquinamento

Si chiama Mapp, e consiste nel gettare nel fiume dei barattoli dotati di un sensore collegato con un satellite dell’Agenzia spaziale europea.
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Gianluca Cedolin 13 Luglio 2021

Barattoli di plastica gettati volontariamente nel Po: no, non stiamo parlando dell'ennesimo esempio di inquinamento da parte dell'uomo, ma di un progetto per combatterlo. Si chiama Mapp, che sta per Monitoraggio applicato alle plastiche del Po, ed è stato avviato di recente dall'Autorità di bacino distrettuale del Fiume Po, insieme con la Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e con il patrocino della Regione Piemonte. L'obiettivo è quello di monitorare e tracciare in maniera costante il percorso che fa la plastica nel Po, per riuscire poi a combatterne la diffusione. Capire come si muovono i rifiuti lungo il corso può aiutare infatti a impedirne la diffusione e l'arrivo in mare: una buona parte della plastica che avvelena i nostri mari arriva dai fiumi.

I barattoli sono, come detto, di plastica, e sono dotati di un rilevatore di posizione Gps collegato direttamente con il satellite Sentinel dell'Esa, l'Agenzia spaziale europea. Ogni 12 ore il sensore manda un segnale al satellite, permettendo ai ricercatori impegnati del progetto di conoscere la posizione esatta del barattolo. Non è il primo progetto fatto per contrastare la diffusione di macro e microplastiche nel Po, ma è sicuramente un'operazione innovativa, che sfrutta la tecnologia per mettere insieme dati certi sul comportamento della plastica.

Sono stati scelti tre punti lungo il fiume per gettare i rilevatori (che poi verranno recuperati, logicamente): Torino, Isola Serafini (in provincia di Piacenza) e Pontelagoscuro (Ferrara), vicino alla foce a delta del fiume. Nei giorni sono stati immessi nel corso i primi barattoli e in tutto ne saranno introdotti circa un centinaio nel corso del prossimo anno, in modo da avere un campione adeguato su cui elaborare dei dati e, in seguito, delle strategie per contrastare la diffusione della plastica nel principale fiume italiano. Dopo un anno di raccolta informazioni, il team si prenderà quattro mesi per studiare i risultati e poi pubblicarli.