Una nuova inchiesta mostra ancora atrocità negli allevamenti italiani e non riguardano solo gli abbattimenti

Ohga ha potuto vedere in anteprima una nuova inchiesta di Report sugli allevamenti suini in Lombardia a cura della giornalista Giulia Innocenzi: le immagini in possesso di Essere Animali e Last Chance for Animals rivelano come le violazioni a danno degli animali siano iniziate anche prima della stagione degli abbattimenti imposti dal rischio della peste suina africana.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Maria Teresa Gasbarrone 3 Dicembre 2023

Suinetti sgozzati vivi, macellazioni abusive, abbattimenti avvenuti senza nessun rispetto per la sofferenza degli animali e la norme in materia. Più che allevamenti di suini, quelli ripresi nelle immagini – che Ohga ha potute vedere in in anteprima – della nuova inchiesta di Report, a cura della giornalista Giulia Innocenzi, sembrano l'ambientazione un film dell'orrore.

Dopo la precedente inchiesta, in cui grazie alle immagini ottenute da Last Chance for Animals (LCA) sono state mostrate diverse irregolarità nell'abbattimento degli animali, per il rischio peste suina, in molti allevamenti della Lombardia, Report ha infatti svelato nuove violazioni dei diritti degli animali, avvenute anche prima che l'arrivo della malattia rendesse necessario l'abbattimento degli animali.

Molte di queste riguardano lo stabilimento lombardo di Pieve del Cairo, lo stesso denunciato da LCA per maltrattamento di animali, proprio per le modalità di esecuzione degli abbattimenti, già emerse nella precedente inchiesta di Innocenzi.

Abbattimenti irregolari: parte due

Nel servizio andato in onda a inizio mese, le telecamere di Report avevano già mostrato come l'abbattimento dei suini in diversi allevamenti in provincia di Pavia sia avvenuto in modo irregolare, a causa dell'incapacità degli operatori che l'hanno eseguito: l'elettrocuzione – la modalità adottata in questi stabilimenti – dovrebbe infatti avvenire attraverso una scossa sulle tempie dell'animale così da ucciderlo all'istante, senza farlo soffrire ulteriormente.

Ma le immagini di LCA ottenute nello stabilimento di Pieve del Cairo e mandate in onda da Report hanno mostrato una realtà molto diversa : gli operatori spesso non riuscivano a posizionare gli elettrodi in modo giusto, dovendo ripetere l'operazione più volte e costringendo così gli animali a una lunga agonia.

Tanto che dopo la messa in onda dell'inchiesta LCA e Rete dei santuari degli animali liberi ha deciso di sporgere denuncia alla Procura di Pavia.

In questa nuova inchiesta, Innocenzi ha chiesto spiegazioni a Ido Bezzi, presidente della Cooperativa agricola del Bidente, la ditta che è stata incaricata di abbattere oltre 10.000 maiali a Pavia, senza ottenere nessuna risposta, se non urla e insulti.

A parlare sono però le immagini, quelle mostrate nell'inchiesta precedente e quelle rese note nel nuovo servizio. Inoltre, stando a quanto spiegato ai microfoni di Report da Francesco Feliziani, responsabile del Laboratorio nazionale per le peste suina, "l’elettrocuzione andrebbe evitata nei grandi numeri perché il trattamento individuale di tanti animali è complicata da gestire".

Eppure la cooperativa di proprietà di Bezzi l'ha eseguita, anche male, su migliaia di animali. Non solo, secondo quanto riferito da Report, la stessa cooperativa avrebbe vinto un bando pubblico, per cui per i prossimi cinque anni saranno di sua competenza i futuri abbattimenti per peste suina e influenza aviaria in tutta Italia.

Le atrocità iniziano prima

La nuova inchiesta mostra anche come nell'allevamento di Pieve del Cairo le atrocità siano iniziate ben prima dell'arrivo della peste suina e quindi degli abbattimenti che ha reso necessari.

Tra fine 2019  e 2020 una volontaria dell'organizzazione Essere Animali si è infatti infiltrata nell'allevamento,  facendosi assumere. Qui ha ripreso cosa succedeva all'interno dello stabilimento: suinetti sgozzati e lasciati per giorni marcire all'aperto, scrofe incinte prese a calci, centinaia di maiali tenuti in gabbia, trattamenti farmacologici contrari a quanto previsto dai regolamenti europei, e molto altro.

Il proprietario, Giuseppe Papetti, chiamato dalla giornalista, alla notizia dell'esistenza di queste immagini, ha riattaccato senza dare nessuna spiegazione.

Anche se, come il ministero dell'Agricoltura, Francesco Lollobrogida, ha voluto specificare durante il question time in Parlamento del 29 novembre, spetta all'autorità giudiziaria valutare se siano stati commessi reati, sull'efferatezza di quelle immagini resta ben poco da valutare.

Credits: tutte le foto nell'articolo sono tratte dal servizio di Report, a cura della Giulia Innocenzi;