Via libera al decreto Asset: da oggi sarà davvero più facile tagliare gli alberi?

Tra i punti più critici del decreto, l’emendamento presentato dal senatore di FdI Luca De Carlo che elimina il “doppio vincolo paesaggistico” per certe aree boschive. Angelo Bonelli (Europa Verde) ha parlato di un “golpe alla natura”. Quali sono i rischi reali per la tutela dei boschi italiani? La risposta di Piermaria Corona (CREA) e Antonio Brunori (PEFC).
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Maria Teresa Gasbarrone 5 Ottobre 2023
Intervista a Piermaria Corona e Antonio Brunori rispettivamente direttore del Centro di ricerca Foreste e Legno del CREA e segretario generale di PEFC

Tra i punti del decreto Asset 2023, approvato in via definitiva al Senato il 5 ottobre, uno in particolare ha generato critiche e preoccupazione da parte dei più sensibili alle tematiche ambientali.

Stiamo parlando dell'approvazione dell'emendamento presentato dal senatore e presidente della IX Commissione, quella relativa a "Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare", Luca De Carlo (Fratelli d'Italia), con cui è stata introdotta una modifica al Codice dei beni culturali e del paesaggio (art. 149, comma 1, lettera C).

L'emendamento elimina il cosiddetto "doppio vincolo paesaggistico", esistente per alcune aree boschive italiane. Per capire cosa significa dobbiamo addentrarci un minimo nella normativa che regola la gestione forestale.

Per farla breve, questa modifica rimuove l'obbligo previsto per le aree indicate in una legge piuttosto vecchia, la n.146 del 1939 per la "Protezione delle bellezze naturali", di una seconda autorizzazione da parte della sovrintendenza paesaggistica, in caso di opere di bonifica, forestazione o tagli culturali.

Ma cosa cambia davvero in sostanza? Siamo di fronte a un pericolo reale per la tutela dei nostri boschi? Ohga lo ha chiesto a Piermaria Corona, direttore del Centro di ricerca Foreste e Legno del CREA, e ad Antonio Brunori, segretario generale di PEFC (Programma per il mutuo riconoscimento degli schemi di certificazione forestale), organizzazione internazionale senza scopo di lucro e non governativa, che rilascia la certificazione di sostenibilità alle aziende produttrici di legno.

Le critiche dei Verdi

Tra i più critici all'emendamento voluto dal senatore del FdI, Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde, ha parlato di un vero e proprio "golpe contro la natura", che rischia di "distruggere i pilastri della tutela della biodiversità".

"Il partito della Meloni ha approvato ieri sera un emendamento che prevede di tagliare alberi senza autorizzazione, al fine di rilanciare l’industria del legno, nei boschi, nei parchi, nei giardini e non risparmiano nemmeno gli alberi monumentali", ha scritto Bonelli.

A questo punto la domanda a cui ci preme dare una risposta è solo una: "Davvero sarà possibile tagliare gli alberi senza autorizzazione?"

Abbiamo cercato di rispondere andando a guardare le leggi esistenti in materia e confrontando il parere del CREA e di PEFC.

Cosa dice la legge

Per capire cosa cambia da un punto di vista normativo bisogna tenere a mente due leggi:

  • Il Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto legislativo n.42 del 2004);
  • La legge n.146 del 1939 per la "Protezione delle bellezze naturali"

L’articolo 142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004 tutela per legge quelle aree che in virtù di certe caratteristiche sono soggette al vincolo paesaggistico. Tra queste aree rientrano tutti i territori boschivi, quindi tutti i boschi e le foreste d’Italia.

"Per queste aree – spiega il direttore del Centro di ricerca Foreste e Legno del CREA – l’articolo prevede che qualsiasi intervento di taglio culturale, opere di bonifica,  forestazione o riforestazione, purché previsto dalla normativa vigente (ovvero legge forestale nazionale e legge forestale regionale ), sia subordinato al vincolo paesaggistico: questo significa che questi interventi devono essere autorizzati, ma non necessitano dell’autorizzazione della sovrintendenza paesaggistica".

Cos'è il doppio vincolo paesaggistico?

Tuttavia, in base alla legge del 1939 alcune aree boschive erano sottoposte a un secondo vincolo paesaggistico (questo almeno fino all'approvazione dell'emendamento).

Si tratta di aree puntuali, selezionate in base a criteri di valore paesaggistico e non ambientale. Questo “vincolo paesaggistico provvedimentale” o doppio , poi inglobato nell’articolo 136 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, imponeva quindi, in caso di intervento di gestione forestale, una seconda autorizzazione, da parte della sovrintendenza paesaggistica di riferimento.

"Vale la pena ricordare – spiega Corona – che questo doppio vincolo rispondeva  a criteri relativi alla bellezza del paesaggio e non ambientali. Inoltre, per qualsiasi bosco italiano rimane valido il vincolo paesaggistico previsto dal Codice del 2004: ne consegue quindi che qualsiasi opera di taglio o bonifica dovrà essere autorizzata e quindi conforme alla normativa forestale vigente".

Protetto il 100% dei boschi italiani

Il 100% dei boschi italiani resta quindi coperto dal vincolo paesaggistico, in base a quanto stabilito dall’articolo 142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Inoltre, ha aggiunto Brunori di PEFC, l’87% dei boschi è coperto da un vincolo idrogeologico, ciò significa che se si vuole intervenire con opere di bonifica o tagli è necessaria una seconda autorizzazione che assicuri da eventuali rischi dal punto di vista idrogeologico. Infine, il 35% delle foreste è coperto dal vincolo naturalistico, se si trovano ad esempio all’intero di parchi o riserve.

"Da questo – prosegue Brunori – deduciamo che anche dopo l'approvazione dell'emendamento un terzo delle foreste italiane è tutelato da tre vincoli, due terzi da due vincoli e tutte sono tutelate almeno da un vincolo. Ecco perché possiamo affermare che le foreste italiane sono tra le più tutelate in Europa.

Anzi, l'emendamento va a eliminare una stortura legislativa, che appesantiva solo l'iter per l'autorizzazione a intervenire nei boschi. In sostanza questo secondo vincolo risultava non essere altro che un surplus burocratico, essendo tutte le aree boschive italiane già tutelate dalla normativa vigente".

A riprova di quella che anche PEFC ritiene una misura sostanzialmente inutile, se non nociva, ora definitivamente eliminata con l’approvazione del decreto Asset, Brunori riferisce anche il parere favorevole dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali.

Anche da parte loro questo specifico emendamento non sembra suscitare preoccupazioni di alcun tipo: “La tutela del bosco, in tutte le sue funzioni, si sviluppa – ha scritto l’Ordine – tramite i piani forestali e i piani di interesse territoriale. Gli inutili appesantimenti burocratici non servono alla conservazione del bosco con solide basi scientifiche: è giusto valorizzare il ruolo e la funzione dei professionisti”.