Quanto durerà ancora il green pass? La risposta più onesta e l'unica di cui al momento siamo sicuri è questa: non lo possiamo sapere. Il governo ne sta discutendo e l'ipotesi più accreditata sarebbe quella di un graduale abbandono della certificazione a partire dal 31 marzo, quando cioè terminerà lo stato di emergenza per la pandemia. In questi giorni invece ha circolato molto una notizia in parte falsa, ovvero che il green pass verrà prorogato di altri tre anni senza che sia stato dato alcun preavviso ai cittadini. Una segnalazione che parte da Giorgia Meloni, che ha minacciato addirittura "barricate" per opporsi a questa limitazione della libertà. Prima di scendere in piazza, però, è bene ribadire che quanto sostiene la leader di Fratelli d'Italia non è corretto e che queste affermazioni, invece di far emergere un problema reale, hanno come unica conseguenza quella di esasperare i toni del dibattito.
L'11 marzo Giorgia Meloni ha pubblicato un video su Facebook in cui sosteneva che fosse stato emesso un decreto del presidente del Consiglio dei ministri – un dpcm insomma, "quindi senza dibattito parlamentare" – in cui si prorogava il green pass di altri 18 mesi, che potevano in seguito essere raddoppiati. In questo modo, si arriverebbe a un totale di tre anni e quindi, sempre secondo quanto dichiara Meloni, dovremmo vivere con green pass alla mano fino al 2025. La conclusione è tranchant: "Una follia priva di senso e senza alcuna evidenza scientifica perchè il vaccino dà una copertura di circa sei mesi. Allora è vero che il green pass serve solo a controllare i cittadini e a limitarne la libertà".
L'inizio, poi, imposta la comunicazione nella tipica formula del benaltrismo: "Nel bel mezzo di una crisi internazionale, di una guerra. Nel bel mezzo di una totale emergenza sul piano economico che vede aumentare le bollette di oltre il 100%. Che vede l'aumento dei costi delle materie prime e probabilmente dei generi di prima necessità che cosa fa il governo italiano?" Insomma, fa subito leva su temi che sono effettivamente molto importanti e di strettissima attualità e che provocano ansia e angoscia in tutti i cittadini, in modo che la risposta che ciascuno di noi è istitivamente pronto a formulare non può essere altro che: "È vero, ci sono argomenti molto più urgenti, com'è possibile che al governo interessi solo il green pass". Se va bene, la conclusione è che siano degli incompententi e quindi non adatti a guidare il Paese in un momento così delicato anche sul piano internazionale. Se va male, sono dei despoti decisi a controllarci tutti.
Ma cosa accade invece se andiamo a verificare quanto detto da Meloni e ci accorgiamo che le cose non stanno davvero così?
Partiamo dal fatto che ogni dpcm, così come ogni legge dello Stato, per entrare in vigore deve essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e da quel momento può essere consultabile da chiunque. Nulla di segreto insomma. Nello specifico, il decreto a cui Meloni si riferisce è quello del 2 marzo 2022 (lo trovi cliccando sul link) e recita: "In caso di somministrazione della dose di richiamo, successivo al ciclo vaccinale primario, la certificazione verde COVID-19 ha una validità tecnica, collegata alla scadenza del sigillo elettronico qualificato, al massimo di cinquecentoquaranta giorni. Prima di detta scadenza, senza necessita' di ulteriori dosi di richiamo, la PN-DGC emette una nuova certificazione verde COVID-19 con validita' tecnica di ulteriori cinquecentoquaranta giorni, dandone comunicazione all'intestatario".
La PN-DGC è la Piattaforma nazionale per l'emissione e la verifica delle certificazioni verdi per il Covid-19. Oggi, in seguito alla terza dose o dose booster, il green pass che ricevi è valido "al massimo" 540 giorni, ovvero 18 mesi. In caso tra un anno e mezzo ci ritrovassimo ancora con gli ospedali pieni e impossibilitati a svolgere al meglio tutte le prestazioni a causa della pandemia, il green pass potrebbe essere prolungato per altri 18 mesi, arrivando quindi ai famosi 3 anni di cui parlava Giorgia Meloni.
Come il buon senso suggerisce, l'espressione "al massimo" si riferisce a una scadenza ultima, fissata per ogni evenienza. Dunque, non sicura e soprattutto non immediatamente applicabile.
Ancora non sappiamo quando si potrà eliminare definitivamente il green pass, ma qualche indizio sul piano del governo per il post emergenza ha già iniziato a trapelare. Sembra quindi altamente probabile che a partire dal 31 marzo si vada verso un graduale allentamento delle misure, compreso l'utilizzo del green pass. In un comunicato stampa ufficiale, viene riportata una dichiarazione di Mario Draghi che va proprio in questa direzione: "Metteremo gradualmente fine all’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato, a partire dalle attività all’aperto – tra cui fiere, sport, feste e spettacoli. Continueremo a monitorare con attenzione la situazione pandemica, pronti a intervenire in caso di recrudescenze. Ma il nostro obiettivo è quello di riaprire del tutto e al più presto".
L'ipotesi sul tavolo sarebbe quella di puntare alla data del 15 giugno, giorno in cui scade l'obbligo di vaccinazione per gli over50, per eliminare l'uso della certificazione anche nei luoghi di lavoro.
In tutto questo discorso, rimane fondamentale ricordarci di come sia stato proprio grazie ai vaccini se oggi possiamo parlare di fine emergenza, riaperture e abbandono del green pass. Lo stesso Draghi, infatti, chiarisce: "La situazione epidemiologica è in forte miglioramento, grazie al successo della campagna vaccinale, e ci offre margini per rimuovere le restrizioni residue alla vita di cittadini e imprese".
Rispetto a quanto sostiene Giorgia Meloni, ovvero alla durata di 6 mesi della copertura, devi sapere che si tratta in realtà di un argomento complesso sul quale anche gli immunologi si pongono domande. Quello che sappiamo, ad oggi, è che il numero degli anticorpi prodotti dal vaccino mostra un calo dopo sei mesi dall'ultima iniezione ricevuta. La quantità di anticorpi, però, non è il solo parametro che permette di valutare l'effettiva risposta immunitaria del tuo corpo qualora venisse in contatto con il SARS-Cov-2. Sono infatti chiamati in causa anche le cellule B di memoria e i linfociti T.
Secondo uno studio americano pubblicato su Cell, ad esempio, anche dopo i fatidici sei mesi, si riscontra una risposta reattiva contro tutte le varianti del virus, compresa la Omicron. La protezione dalla malattia grave rimane attorno all'87-90%, che scende all'85% proprio nei confronti della Omicron. Sul sito dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma si legge invece che: "Malgrado un costante declino dei livelli di anticorpi nelle persone vaccinate, i vaccini COVID-19 non perdono completamente la loro forza, almeno quando si tratta di tenere sotto controllo le forme più gravi di malattia: continuano a proteggere, evitando il ricovero in terapia intensiva e la morte".
Riassumento, quanto dichiarato da Giorgia Meloni è scorretto e la modalità è semplicistica. Prova cioè a comunicare con parole e frasi davvero troppo semplici concetti invece complessi e sui quali vi è ancora discussione. Richiamandoci alla sua critica, vorremmo allora dire che nel bel mezzo di una crisi internazionale e di una emergenza sul piano economico, la prima cosa da fare sarebbe quella di abbassare i toni e ricordarsi quali siano le proprie responsabilità.
Fonti| Governo; Ospedale pediatrico Bambino Gesù; "SARS-CoV-2 vaccination induces immunological T cell memory able to cross-recognize variants from Alpha to Omicron" pubblicato su Cell, il 3 marzo 2022