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Vogliamo davvero salvare la biodiversità? Allora il 44% della Terra deve diventare area protetta

Secondo un recente studio pubblicato su Science, bisogna proteggere circa 64 milioni di chilometri quadrati di superficie terrestre e marina se davvero vogliamo salvaguardare la biodiversità sulla Terra.
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Gianluca Cedolin 28 Giugno 2022

Per salvaguardare la biodiversità della Terra è fondamentale creare sempre più aree protette sia marine sia terrestri, in cui la fauna, la flora e tutto l'ecosistema siano tutelati.

Un nuovo studio, pubblicato da poco su Science ha rivisto al rialzo la quota di aree protette necessarie per evitare delle major biodiversity losses, grandissime perdite di biodiversità, determinate principalmente dalla conversione dei terreni per utilizzi umani. Secondo lo studio, bisogna proteggere il 44% della superficie terrestre e marina, circa 64 milioni di chilometri quadrati.

«Abbiamo scoperto che almeno 64 milioni di chilometri quadrati, il 44% dell'area terrestre, avrebbero bisogno di una particolare attenzione a livello di conservazione, che va dalla creazione di aree protette a delle politiche sullo sfruttamento dei territori – si legge nell'introduzione al report – Oltre 1,8 miliardi di persone vivono in queste terre, per cui sono fondamentali delle azioni che promuovano l'autonomia, l'equità e una gestione sostenibile per la salvaguardia della biodiversità».

Attualmente, secondo il Protected planet report 2020, oggi è protetto o tutelato il 17% delle terre emerse, quindi 22,5 milioni di chilometri quadrati, e l'8% delle aree marine e costiere, vale a dire 28,1 milioni di chilometri quadrati. La strada, quindi, è ancora lunga.

Da un lato, va detto, la percentuale delle aree protette è molto cresciuta negli ultimi dieci anni, dall'altro però ci sono molti luoghi del mondo che sono oggi messi in pericolo dall'impatto umano, soprattutto le vie di connessione tra le varie aree protette.

«Gli scenari sull'utilizzo di terra suggeriscono che 1,3 milioni di chilometri quadrati di terra siano a rischio di essere convertiti a un uso intensivo per attività umane entro il 2030, e questo richiede immediata attenzione», l'avvertimento dei compilatori dello studio, che chiedono quindi alle istituzioni e ai policy-makers di porre nuovi e più ambiziosi obiettivi in tema di tutela della biodiversità.