
Quando le istituzioni non si muovono, diventa compito dei cittadini dare una scossa attirando l’attenzione su problemi spesso accantonati perché le loro conseguenze potrebbero manifestarsi più in là nel tempo. Sto parlando, ad esempio, dell’inquinamento da plastica. Sono anni ormai che le varie associazioni ambientaliste gridano all’emergenza ambientale, e sebbene qualche piccolo passo sia stato compiuto e alcuni risultati raggiunti (pensiamo al decreto SalvAmare del ministro Sergio Costa o alla direttiva comunitaria contro la plastica monouso), c’è ancora qualcosa che manca. E cosa potrebbe essere? Forse una risposta collettiva vera e propria, che dimostri un impegno chiaro e concreto nella risoluzione (o almeno nel tentativo) di questo problema. Lo sanno i cittadini, lo sanno gli stessi Governi, lo sa il WWF, che ieri ha lanciato una campagna per portare a un accordo internazionale in modo da agire collettivamente contro un nemico fin troppo visibile, che sta soffocando il mondo in cui viviamo.
La petizione si rivolge a tutti i cittadini dei Paesi in cui opera il WWF, perché è ormai evidente che un cambiamento di questo tipo va incentivato proprio dal basso. Attraverso una raccolta firme, i cittadini hanno la possibilità di fare pressione sui loro rispettivi governi per arrivare alla stipulazione di un Global Deal che sia giuridicamente vincolante, per fermare la dispersione di plastica entro il 2030.
Questo trattato dovrà definire obiettivi stringenti, vincolanti e personalizzati per ogni Stato firmatario, attraverso l’adozione singoli piani nazionali sulla base della propria condizione a livello di inquinamento. Come si legge sul sito del WWF, le misure che dovrebbero essere adottate sono:
Parallelamente al lancio della petizione, il WWF ha rilasciato alcuni dati sconcertanti riguardanti soprattutto il mar Mediterraneo. Il 95% dei rifiuti presenti nelle sue acque è rappresentato da plastica, a cui si aggiungono 1,2 milioni di frammenti di microplastiche presenti ogni km quadrato. I danni, sono enormi. Il 90% dei problemi riscontrati dagli animali acquatici sono dovuti alla plastica e 134 specie animali sono morte dopo aver ingerito della plastica. Insomma, una vera e propria epidemia di polietilene, che rischia di soffocare letteralmente l’intero ecosistema acquatico se si continua a fingere che prima o poi si risolverà in autonomia.
Nel 2019 sono previsti già tantissimi appuntamenti, al grido di #StopPlasticPollution, tutti finalizzati a sensibilizzare e coinvolgere i cittadini in una lotta che interessa non solo loro, ma anche e soprattutto le future generazioni.
Se vuoi contribuire al progetto e firmare la petizione puoi farlo qui.