A Bologna nasce un progetto per recuperare i pezzi di ricambio degli apparecchi medicali dismessi o inutilizzati

Dismeco, azienda bolognese attiva nel settore del riciclo dei rifiuti elettronici, e l’associazione Zero Waste Italy hanno lanciato un’iniziativa per ricavare pezzi di ricambio attraverso lo smontaggio selettivo di macchinari elettromedicali non più in uso nelle strutture sanitarie. Un’idea innovativa che punta a coinvolgere tutti gli attori della filiera, dalle case produttrici agli ospedali.
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Federico Turrisi 13 Maggio 2020

Di frequente ti abbiamo parlato dei vantaggi, ambientali e in termini di risparmio di denaro, che può offrire l'economia circolare. Dare un valore aggiunto a oggetti che, solo in apparenza, hanno esaurito la loro funzione: tiene a sottolineare questo concetto Claudio Tedeschi, amministratore delegato di Dismeco, azienda nata a Bologna nel 1977 e specializzata nel trattamento dei Raee, ossia i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.

"Siamo stati i primi in Italia a occuparci di recupero dei rifiuti di grandi elettrodomestici, quando ancora non erano definiti Raee", ricorda Tedeschi. Nell'impianto di Marzabotto, a una ventina di chilometri dal capoluogo emiliano, Dismeco ha sviluppato un sistema di smontaggio selettivo dei materiali che consente attualmente il recupero al 98% delle materie plastiche, ferrose e non ferrose delle lavatrici, per esempio.

L'emergenza Covid-19 ha travolto il nostro paese e ha senza dubbio sconvolto la vita di tutti. Ma ha anche costituito lo stimolo per porsi delle domande e per cercare di migliorare la situazione. "Ci siamo allora chiesti", prosegue Tedeschi, "perché non sfruttare le nostre conoscenze, il know-how dell'azienda come direbbero gli addetti al settore, per rimettere a disposizione delle strutture sanitarie componenti delle apparecchiature elettromedicali dismesse oppure non funzionanti, magari perché prive di un pezzo di ricambio?".

Così, alla fine dello scorso marzo, grazie anche alla collaborazione dell'associazione Zero Waste Italy è nato il progetto MDRe, che sta per Medical Device Regeneration. L'idea è molto semplice e allo stesso tempo innovativa, e parte da un presupposto: capita spesso che alcuni elettromedicali si ritrovano a prendere la polvere nei depositi degli ospedali e delle case di cura perché presentano un inconveniente dal punto di vista strutturale. "Ci sono casi in cui manca solo un piccolo pezzo di ricambio, che però è uscito di produzione. Non dimentichiamoci poi che si tratta di attrezzature molto costose; parliamo anche di decine di migliaia di euro".

In un periodo di pandemia la necessità di avere a disposizione macchinari funzionanti è ancora più urgente. Ricordi quello che successe nell'ospedale di Chiari due mesi fa? Nella struttura cominciavano a scarseggiare le valvole necessarie per il funzionamento dei macchinari per la rianimazione. A causa del costante arrivo di nuovi pazienti affetti da Covid-19 in condizioni gravi non c'era abbastanza per ordinare valvole nuove, e in Italia nei magazzini si erano esauriti i pezzi di ricambio. In quel caso venne in soccorso del personale medico un'azienda bresciana che fornì in poche ore le valvole grazie alla tecnica della stampa 3D. Un progetto come MDRe vuole proprio evitare che ciò si possa ripetere.

"Il nostro obiettivo è quello di individuare, in collaborazione con le case produttrici, i componenti recuperabili di un macchinario. Dopo di che, attraverso una piattaforma digitale di libero accesso, miriamo a mettere a disposizione di tutte le strutture ospedaliere d'Italia che ne facciano richiesta, alcune tipologie di ricambi, testati e sanificati", spiega Tedeschi.

"Un esempio? Se ci sono nel magazzino di un ospedale dei respiratori che magari non funzionano perché manca un ricambio, ecco che la struttura sanitaria in questione potrà richiederlo a noi gratuitamente e con il pezzo di ricambio potrà riattivare il macchinario in tutta sicurezza. Nel nostro caso, non si tratta di rigenerare gli elettromedicali, perché si tratta di strumentazione complessa che interviene sul corpo umano e quindi possono insorgere problematiche molto serie. Noi puntiamo a fornire esclusivamente pezzi di ricambio: possono essere schermi, schede elettroniche, qualsiasi componente di tipo meccanico che però non si trova più sul mercato".

Il sistema di recupero permetterebbe alla sanità pubblica di risparmiare sull'acquisto di apparecchiature nuove

Tutto questo rappresenterebbe un bel risparmio per la sanità pubblica. Purtroppo la prassi più diffusa è invece comprare delle apparecchiature nuove e mandare alla rottamazione quelle giunte a fine vita. "Alla triturazione in maniera indifferenziata noi proponiamo un approccio diverso, quello dello smontaggio selettivo dei materiali e della valorizzazione dello scarto". Un processo del genere è in grado di garantire una serie di benefici ambientali. Con il recupero dei singoli materiali si evita soprattutto di estrarre materie prime per la creazione di nuovi prodotti.

Tutti felici e contenti, dunque? Non esattamente. Il progetto deve vedersela con varie resistenze, e non solo a livello burocratico. "Un tale approccio innovativo va a scardinare meccanismi consolidati. I produttori dovrebbero agevolare un certo tipo di percorso, ma non hanno molti interessi a reimmettere sul mercato dei ricambi, per quanto certificati, e preferiscono vendere prodotti nuovi".

Sebbene possa contare sulla collaborazione del dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell’Università di Bologna e sull'interessamento della Regione Emilia-Romagna, il progetto MDRe potrà prendere forma solo se tutti i soggetti coinvolti (Ministero della Sanità, assessorati regionali alla salute, case costruttrici, Asl e ospedali) lavoreranno per un obiettivo comune. La strada è ancora lunga.

"Vogliamo lanciare un segnale etico, facendo tornare a lavorare macchine molto costose e permettendo al sistema sanitario nazionale di risparmiare risorse. Mi preme evidenziare che è un progetto pro bono, e non a scopo speculativo. Sarei felice se un solo bullone potesse essere recuperato per salvare una vita umana".