Coronavirus, non ci sono più valvole per la rianimazione in ospedale. Vengono stampate in 3D

Accade nell’ospedale di Chiari, in provincia di Brescia, sotto pressione per l’emergenza coronavirus. In soccorso alla struttura sanitaria è venuta l’azienda bresciana Isinnova che grazie alla tecnologia della stampa 3D è riuscita a fornire le nuove valvole, a conferma che l’innovazione tecnologica è in grado di salvare vite umane.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 15 Marzo 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

Una bella storia, quella che viene dal Bresciano, una delle aree più colpite dal nuovo coronavirus. Non possiamo parlare di lieto fine, perché la situazione rimane sempre critica. Di certo, però, possiamo parlare di un valido esempio di cooperazione in un momento particolarmente difficile, di emergenza sanitaria, dove anche la tecnologia può dare un aiuto indispensabile ai medici e quindi ai pazienti.

Siamo all'interno del reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Chiari, a pochi chilometri da Brescia, sovraccarico a causa del continuo arrivo di pazienti con complicazioni polmonari (probabilmente) dovute all'infezione da Covid-19 e bisognosi di cure. Nella struttura c'è un problema: cominciano a scarseggiare le valvole necessarie per il funzionamento dei macchinari per la rianimazione, che vanno sostituite dopo un utilizzo prolungato. Stiamo parlando di quella che tecnicamente si chiama valvola Venturi, una sorta di raccordo tra l'innesto dell'ossigeno e il respiratore del paziente. Tempo per riordinarne di nuove non c'è, in Italia nei magazzini sono esauriti i pezzi.

Così la direttrice del Giornale di Brescia, Nunzia Vallini, grazie all'intermediazione del divulgatore scientifico Massimo Temporelli, entra in contatto con Cristian Fracassi, titolare di un'azienda bresciana chiamata Isinnova, nata cinque anni fa e specializzata nell'offrire alle numerose aziende manifatturiere del territorio soluzioni di progettazione tecnologica. Vuole capire se si riescono a ricavare valvole nuove con la tecnologia della stampa 3D. "Siamo abituati a gestire ordini di vario tipo e anche per questo siamo provvisti di 6 stampanti 3D", spiega Alessandro Romaioli, ingegnere dei materiali che lavora all'interno di Isinnova. "Certamente è possibile stampare le valvole in 3D è stata la nostra risposta, ma non possiamo garantire il funzionamento né la certificazione in ambito biomedicale".

Per l'ospedale di Chiari va bene lo stesso. La situazione di estrema urgenza non permette di soffermarsi sui dettagli tecnici: i pazienti stanno morendo e hanno bisogno di queste valvole. Addirittura la struttura sanitaria, essendo rimasta a corto di questi strumenti, ha dovuto riutilizzarne alcune dopo averle disinfettate con l'ammoniaca. Ma questo non permetteva un corretto funzionamento delle valvole visto che un po' di ammoniaca veniva assorbita e occorrevano dei filtri. "Siamo allora andati in ospedale e abbiamo preso le misure di una delle valvole, dal momento che la multinazionale che le produce non ha voluto rilasciarci i disegni e difficilmente avremmo ottenuto una qualche autorizzazione in così breve tempo. Dopo di che, abbiamo cominciato a stamparle", racconta Alessandro.

La mattina del 14 marzo, nel giro di poche ore, vengono consegnate le prime tre valvole. Dall'ospedale di Chiari fanno sapere che le valvole stanno assolvendo il loro compito e che ne vengono chieste altre 100. "Preferiamo non dire che funzionano; è una parola grossa, visto che non sono certificate. Per ora, però, quello che devono fare lo fanno e stanno rispondendo alle esigenze dell'ospedale", precisa l'ingengere di Isinnova. Anche altri ospedali hanno cominciato a richiederle all'azienda bresciana.

Insomma, un intervento che ha consentito di salvare vite umane. Sì, perché la tecnologia è un prezioso alleato su cui possiamo, anzi dobbiamo contare nella lotta contro il coronavirus. E l'Italia può vantare molte realtà, piccole e grandi, in grado di fornire soluzioni innovative, soprattutto di fronte a un momento così difficile come quello che stiamo vivendo. "È una soddisfazione riuscire nel nostro piccolo a dare una mano", conclude Alessandro.

Foto di Cristian Fracassi

Fonte | Giornale di Brescia

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.