Un’infezione da HIV, contratta dopo un trattamento estetico di bellezza.
È ciò che sarebbe successo a quattro donne (e al compagno di una di queste) dopo essersi sottoposte al cosiddetto “vampire facial” in una spa priva delle giuste licenze in New Mexico, secondo quanto raccontato dai CDC statunitensi.
La procedura, già utilizzata da celebrato del calibro di Bar Rafaeli, Kim Kardashian e Rupert Everett, consiste nell’iniezione del proprio plasma arricchito con ulteriori piastrine al fine di eliminare le rughe e ritardare l’invecchiamento.
Fino ad oggi non vi erano prove di trasmissioni del virus dell’immunodeficienza umana attraverso servizi di iniezione cosmetica avvenute con sangue contaminato ma il focolaio rinvenuto in New Mexico, hanno specificato le autorità sanitarie statunitensi, rappresenta il primo caso documentato di persone infettate dal virus attraverso una procedura di bellezza che utilizza aghi.
Il cosiddetto microneedling con plasma ricco di piastrine prevede infatti l'utilizzo di piccolissimi aghi per iniettare sottopelle, nel viso di una persona, una concentrazione del proprio plasma precedentemente prelevato, centrifugato e poi lavorato per separarne i componenti e aggiungervi ulteriori piastrine.
Anche per questo, la tecnica è stata ribattezzata “lifting del vampiro”, oltre per il fatto che chi vi si sottopone vede il proprio viso ricoperto di piccole macchie rosse che gli conferiscono, in maniera temporanea, un aspetto sanguinolento.
Il trattamento è mini-invasivo e considerato sicuro ma un’indagine del Dipartimento della Salute del New Mexico avviata nel 2018 ha allarmato clienti e autorità: la spa finita nel mirino, infatti, non possedeva le autorizzazioni necessarie e non aveva rispettato le più semplici norme di sicurezza.
Circostanze che avevano messo in serio rischio diversi clienti. Erano state rinvenute, infatti, siringhe utilizzate gettate senza precauzioni in cassetti di tavoli e provette di sangue senza alcun tipo di etichetta conservate nello stesso frigorifero degli alimenti.
Trattamenti come il “vampire facial”, se effettuati senza le regolari autorizzazioni, portano con sé dei rischi proprio per via dell’utilizzo di aghi, il cui contatto con sangue potenzialmente infetto e la mancata sterilizzazione può esporre uno come cento clienti a tutta una serie di infezioni.
Cosa che si sarebbe apparentemente verificata in New Mexico, dal momento che nessuna delle 5 persone coinvolte mostrava fattori di rischio noti per l’HIV – uso di droghe, rapporti sessuali fuori dalla propria relazione o trasfusioni – e l’unica via possibile era, appunto, il trattamento cosmetico con gli aghi.
Per questo, i membri del personale clinico e sanitario pubblico potrebbero considerare i servizi di iniezioni cosmetiche come una via di trasmissione dell’HIV.
“Richiedere adeguate pratiche di controllo delle infezioni presso le strutture termali che offrono servizi di iniezioni cosmetiche può aiutare a prevenire la trasmissione dell’HIV e di altri agenti patogeni trasmessi per via ematica. Il mantenimento dei registri dei clienti – hanno concluso i Cdc – potrebbe facilitare le indagini sulla sospetta trasmissione in tali strutture”.
Fonte | Cdc