‘A buon rendere’, una campagna per introdurre anche in Italia un Sistema di Deposito Cauzionale

Una soluzione all’abbandono dei rifiuti in mare, spiagge e parchi, fondata sul rendere economicamente vantaggiosa la raccolta differenziata. Si chiama Sistema di Deposito Cauzionale, ed è al centro di una campagna chiamata ‘A buon rendere’. Lanciata da Comuni e associazioni, punta a introdurre anche nel nostro Paese un modello già adottato da 13 Paesi europei e tanti altri ancora nel resto del mondo. Ma come funziona nella pratica un simile sistema? Te lo spiego in questo articolo, anche grazie alle parole di Enzo Favoino, coordinatore scientifico della campagna e della rete Zero Waste Europe.
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Michele Mastandrea 5 Giugno 2022
In collaborazione con Enzo Favoino Coordinatore scientifico di Zero Waste Europe e della campagna 'A buon rendere'

L'inquinamento da plastica dei nostri mari, delle nostre spiagge e dei nostri parchi è senza dubbio una delle cose più difficili da sopportare, sarai d'accordo con me. Verrebbe normale pensare che prima o poi il fenomeno del littering, l'abbandono dei rifiuti nell'ambiente, avrà una fine. Eppure, purtroppo, l'uomo è imperfetto. Non sempre agisce come dovrebbe, e i sistemi di raccolta dei rifiuti molto spesso non lo convincono a cambiare comportamento. Una cosa riesce però spesso in questo intento: una materiale spinta economica.

È questa la logica dietro ai Sistemi di Deposito Cauzionale, o Deposit Return System (Drs). Provo a spiegarti in maniera semplice di ciò che si tratta: sono sistemi per il riciclo degli imballaggi, per cui al momento dell'acquisto di una bottiglia di vetro, plastica, o alluminio, il consumatore accetta di pagare una piccola cauzione. Questa gli viene restituita quando riporta nel luogo di acquisto l'imballaggio acquistato: se non lo fa, avrà dunque una perdita economica.

Gli animatori della campagna ‘A buon rendere' vorrebbero introdurre anche in Italia un simile sistema, giudicato utile per tutte le componenti economiche (consumatori, venditori e produttori) ma soprattutto per la tutela dell'ambiente. Vediamo di cosa si parla nel dettaglio, anche grazie alle parole di Enzo Favoino, coordinatore scientifico della campagna, ruolo che ricopre anche nella rete ZeroWaste Europe.

Una macchina per il ritiro del vetro con cauzione in Germania

Cos'è un Sistema di Deposito Cauzionale

Proviamo ad andare più in profondità. Intanto, se non hai mai sentito parlare dei Drs, non ti preoccupare. Sei in buona compagnia, dato che solo l'8% degli intervistati in un sondaggio sul tema ha dichiarato di sapere qualcosa in materia. In ogni caso, si tratta di un sistema che promette di riciclare in maniera più efficiente un bene, in questo caso i contenitori di plastica, vetro e alluminio monouso. Il sistema prevede diversi attori: produttore del bene, venditore del bene, consumatore, amministrazione centrale del sistema.

La chiave sta in una cauzione che viene applicata nel momento in cui il venditore (che può essere un negozio, o un supermercato) compra una bottiglia di una bevanda qualsiasi dal produttore. Insomma, pensa a un supermercato che fa gli ordini di casse d'acqua, da poi esibire nei suoi scaffali. Questa cauzione viene poi girata dal produttore all'amministrazione centrale del sistema, un ente senza scopo di lucro che supervisiona il ciclo nel suo complesso. Il venditore recupererà la cauzione nel momento in cui un consumatore, come te, comprerà da lui quella bottiglia. E tu la recupererai a tua volta riportando nel negozio la bottiglia o la lattina, dopo averne consumato il contenuto.

Il venditore, a fine mese, oppure ogni settimana, farà il conto delle bottiglie riportate dai consumatori e verrà rimborsato dall'amministrazione centrale del sistema. Questa, nei sistemi più evoluti, aggiunge in favore del venditore anche una cifra ulteriore, utile a pagare il lavoro extra del venditore, oltre che l'utilizzo dei suoi spazi. A pagarla sono i produttori nel loro complesso, sulla base del principio di "Responsabilità estesa del produttore" che comporta per chi produce un bene anche di occuparsi del suo riciclo e smaltimento.

Meglio di tante parole, comunque, te lo spiega questo video a cura di Reloop, una delle associazioni che sostiene la campagna ‘A buon rendere'.

Dove è presente un simile sistema

La campagna ‘A buon rendere‘ chiede che l'Italia si allinei ai 13 Paesi europei in cui un Drs è già presente. Paesi del Nord come del Sud Europa, dalla Germania alla Croazia, dai tre baltici a Malta. "Altri 10 Paesi hanno già definito la data dell'entrata in vigore di sistemi simili", spiega Favoino, "su spinta della Direttiva Europea sulla Plastica Monouso, la cosiddetta Sup", recepita a livello nazionale lo scorso gennaio anche dal nostro Paese. "Nella Sup è presente l'obbligo di riciclo al 90% per le bottiglie in PET fino a tre litri, entro e non oltre il 2029. E a quel livello ci si può arrivare solo con l'adozione di un Drs". Per Favoino, si tratta di una necessità "ormai dimostrata quasi a livello scientifico. La media delle raccolte differenziate dei vari materiali nei Paesi senza deposito cauzionale è del 47%, mentre in quelli dove è presente è del 94%". E anche l'Italia, dove il tasso di differenziata è molto alto, non raggiunge il 90% richiesto dalla Ue.

Il display di una macchina per il ritiro del vetro in Lituania

Migliorare la differenziata

Non solo. Il Drs permette anche di aumentare la qualità del materiale intercettato con la raccolta differenziata. Quando raccogliamo la plastica, infatti, raccogliamo insieme tanti tipi di plastiche diverse, realizzate con polimeri differenti. "Questo però poi rende più difficile il cosiddetto riciclo a circuito chiuso, da bottiglia a bottiglia diciamo", spiega Favoino. Riuscendo a recuperare le bottiglie "in purezza" si riesce a massimizzare dunque la qualità del recupero.

Altro risultato che si potrebbe ottenere con un Drs, spiega Favoino, è la sparizione del fenomeno del littering, ovvero dello scarico di rifiuti in mari, parchi, strade, spiagge. "Questo avviene perché sono materiali a cui è viene assegnato un valore economico, e che quindi il consumatore non abbandona nell'ambiente, dato che ci perderebbe soldi". Secondo i dati di Reloop, istituto di ricerca internazionale che monitora il riciclo nel settore di imballaggi, sarebbero 7 miliardi  – ogni anno – i contenitori di bevande monouso non riciclati in Italia, circa 100 a testa. "Con il Drs non finirebbero in discariche o inceneritori, ma potrebbero essere usate per ricreare nuove bottiglie di plastica, di vetro, o lattine di alluminio", chiosa Favoino.

Gli obblighi europei

Un'altra spinta all'istituzione di un Drs arriva sempre dall'Unione Europea. "Nella Direttiva Quadro 2018 della Ue, c'è scritto che il sistema della Responsabilità estesa del produttore deve coprire il 100% dei costi di gestione post-consumo degli imballaggi, inclusi i costi di raccolta, trattamento, riciclo, smaltimento e rimozione del littering nell'ambiente", spiega Favoino. Quest'ultimo costo finora è rimasto in carico alle amministrazioni pubbliche: con un Drs si potrebbe lanciare un sistema semplice, efficace e conveniente per ridurre il costo futuro a carico dei produttori di imballaggi.

"Si tratta di uno strumento che permetterebbe ai produttori di risparmiare una cifra molto più alta del costo che devono sostenere per finanziare il Drs", aggiunge Favoino. Proprio la pluralità di effetti positivi di un simile sistema ha permesso di costruire, da parte dell'Associazione Comuni Virtuosi, che ha lanciato la campagna, una coalizione vastissima. Comprende le principali associazioni ambientaliste, Legambiente, Wwf e Greenpeace, ma non solo. Ci sono enti per la tutela del paesaggio come il Touring Club, ma anche Slow Food e Altroconsumo.

Un futuro allargamento

Il settore dei contenitori di bevande è quello su cui storicamente si concentrano le attenzioni di chi in Europa e non solo ha varato un Drs. Ma perché la campagna si limita alle bevande monouso? Per una transizione soft a un nuovo modello, spiega Favoino. "Una volta che si consolida il comportamento del cittadino, una volta che si familiarizza con questo sistema, può essere esteso ad altre merci. Ha senza dubbio potenzialità che potrebbero essere estese ad altri settori, ma può essere utile procedere a step". Insomma, se c'è l'occasione di introdurre questo sistema per raggiungere gli obiettivi europei di differenziata per le bottiglie in Pet, in futuro si potrà estenderlo a tanti altri materiali.

L'obiettivo della campagna

Ma qual'è l'obiettivo della campagna ‘A buon rendere'? Quello di riuscire, in modo o in un altro, a far adottare anche all'Italia un Drs. "La direttiva europea sulla plastica monouso è già stata recepita a gennaio scorso, con la previsione al 2029 di cui si diceva". Ma una direttiva europea definisce solo l'obiettivo, non obbliga sugli strumenti da usare, "anche se cita il deposito cauzionale come strumento privilegiato per realizzare l'obiettivo", spiega Favoino. L'Unione Europea starebbe pensando a linee guida obbligatorie più stringenti per introdurre un Drs, uno strumento che ci si è accorti essere prezioso per aumentare la circolarità di questi materiali.

Ma appigli arrivano anche dalla politica italiana. "Nel decreto semplificazioni bis del luglio 2021 è stato introdotto un emendamento che parlava di introduzione di un sistema simile per promuovere il riuso", argomenta Favoino. "Per quanto imperfetta fosse una simile definizione, dato che l'effetto immediato di un Drs è più sul riciclo che sul riuso, si era presa una strada ben precisa. Entro 120 giorni andavano previsti decreti attuativi in materia, poi non realizzati". La campagna ‘A buon rendere' intende di conseguenza dare al legislatore, "governo o parlamento che sia", spiega Favoino, tutti gli elementi affinché sia approvato anche in Italia un Drs il prima possibile. "Chiediamo semplicemente di dare seguito a quanto deciso da quell'emendamento", suggerisce il coordinatore scientifico della campagna.

Il tema delle materie prime

C'è poi un altro tema, quello delle scarsità delle materie prime. Il nostro Paese si trova infatti in una condizione strutturale di precarietà: l'Italia è povera di materie prime, ma con un sistema industriale capace di vendere moltissimo all'estero. Accade così che tante materie prime vengono esportate e mai più recuperate, spiega Favoino. "Pensiamo a tutte le bottiglie di vino che esportiamo all'estero. Tutto quello è vetro che esce e non rientra, cosa che ci costringe a importare vetro per una quota corrispondente, a cui aggiungere la quota che sfugge alla raccolta differenziata qui in loco". Sempre secondo le stime di Reloop, si parla ogni anno di 700 milioni di bottiglie non intercettate, circa 12 bottiglie a testa. "Con un Drs guadagneremmo tutti. Appena lanciata la campagna, alcuni grandi produttori di materiali come vetro e alluminio ci hanno contattato perché favorevoli, dato che consente loro di razionalizzare tutta la filiera", aggiunge il coordinatore scientifico della campagna.

Chi si oppone?

Eppure, se un simile sistema conviene a tutti, chi si oppone? "Dove ci sono Drs, tutti gli operatori non tornerebbero mai indietro. Qui forse, chi sta gestendo un sistema che ritiene già efficiente, non vuole fare ulteriori passi. Magari perché si ritene già più avanti di altri". Probabilmente, il poco entusiasmo dei produttori sta nel fatto che il finanziamento di questo sistema sarebbe a loro carico, secondo il principio di cui ti ho parlato prima della ‘Responsabilità estesa del produttore'. "Ma avere flussi di materie prime di ritorno grazie al riciclo, permette di risparmiare rispetto all'acquistarle da fuori. In più, si abbassano i costi della rimozione dei rifiuti da littering, che i Comuni come da indicazione europea addebiteranno in futuro ai produttori stessi", ragiona Favoino. Nei Paesi dove ci sono Drs, i comuni risparmiano molto: ma questo risparmio nel nuovo scenario europeo sarà a favore dei produttori. "Insomma, senza Drs i produttori ci perdono", spiega Favoino.

Un altro punto scivoloso sta nei dubbi dei venditori singoli, dei negozianti ad esempio. "Un Drs, per funzionare, ha bisogno di comodità nella restituzione degli imballaggi", spiega Favoino. La strategia migliore in termini di risultati è il "return to retail", in cui il cittadino riporta la bottiglia esattamente dove l'ha comprata, al supermercato, al negozio e così via. "Dev'essere facile come comprarla. Negli Usa, dove si va nei magazzini centralizzati a riportare il reso, i risultati sono inferiori", aggiunge Favoino. Per cui "con il sistema del return to retail si massimizza la partecipazione, ma a volte i venditori si lamentano, dicendo che è una cosa che va oltre il loro mestiere".

Nel sistema proposto da ‘A buon rendere' è però prevista anche una commissione di gestione a favore dei venditori che mettono il loro spazio a disposizione. "Si possono poi studiare dei limiti, magari sotto un minimo di metratura si può esonerare il negozio. Il punto fondamentale però è che la gran parte della rete sia pronta a ospitare questi impianti di restituzione, dietro ovviamente pagamento della commissione". Insomma, con un Drs sembrano guadagnarci tutti: consumatori, venditori e produttori. Perché non pensarci?