Acqua potabile: quali sono le condizioni e i criteri per bere in sicurezza?

Senza acqua non si vive, ma non tutta quella che vediamo si può bere. Se non controllata, l’acqua può essere inquinata o infetta. Per questo sono stati definiti per legge alcuni parametri da tenere sempre monitorati per verificarne la salubrità e, quindi, la potabilità.
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Sara Del Dot 16 Dicembre 2018
* ultima modifica il 25/09/2020

Quante volte avvicinandoci a una fontanella per bere ci chiediamo “ma sarà potabile”? Da piccoli i nostri genitori ci ponevano davanti alla distinzione acqua potabile/non potabile come se significasse vivere o morire, riferendosi prevalentemente alle fontanelle pubbliche o a torrenti di montagna. Come se il fatto che non fosse presente alcun cartello che ne garantisse la totale salubrità ne definisse automaticamente la pericolosità mortale. Sicuramente in diverse parti del mondo è proprio così, e l’acqua potabile rappresenta ancora oggi un concetto, senza esagerare, piuttosto elitario. Ma che significa, effettivamente, che un’acqua è considerata potabile? Quali sono le caratteristiche che deve avere per poter essere bevuta senza ripercussioni sulla salute?

Cos’è l’acqua potabile

L’acqua potabile è, per definizione, l’acqua che si può bere senza alcuna conseguenza per la salute. Si tratta di acqua limpida, incolore, insapore, inodore, salubre e pulita, che non contiene batteri, microrganismi o sostanze pericolose per la salute umana. È potabile l’acqua in bottiglia che acquistiamo al supermercato e anche quella che esce dai rubinetti di casa. Non è potabile l’acqua dei fiumi, dei laghi e dei bacini artificiali che non sia stata sottoposta a un processo di potabilizzazione. L’acqua infatti può essere contaminata da sostanze inquinanti o essere veicolo di trasmissione di malattie infettive anche molto gravi. Per questo motivo va continuamente monitorata per verificarne la salubrità.

Potabilizzazione

La potabilizzazione dell’acqua è il processo a cui il liquido viene sottoposto affinché diventi adatto ad essere bevuto. Solitamente si articola in tre fasi:

  1. Sedimentazione: l’acqua viene lasciata in grandi vasche poco profonde per alcune ore per far sì che le sostanze più pesanti si depositino sul fondo.
  2. Filtrazione: l’acqua viene fatta passare attraverso filtri di sabbia e carboni vegetali che trattengono impurità come germi, batteri e sostanze organiche.
  3. Sterilizzazione: eliminazione di tutti i batteri residui attraverso il calore.

Requisiti di potabilità

I requisiti di potabilità sono definiti attraverso più di cinquanta parametri chimici e microbiologici, controllati costantemente attraverso milioni di analisi all’anno, tutti elencati all’interno del D.Lgs 31/2001, attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano. Secondo questa normativa, sono considerate acque di questo tipo:

  • «Le acque trattate o non trattate, destinate ad uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande, o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori.»
  • «Le acque utilizzate in un'impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l'immissione sul mercato di prodotti o di sostanze destinate al consumo umano, escluse quelle (…) la cui qualità non può avere conseguenze sulla salubrità del prodotto alimentare finale.»

La potabilità dell’acqua è definita dalla quantità di sostanze contenute nella soluzione, che non devono superare il massimo indicato. I parametri da tenere d’occhio a cui si fa riferimento sono così riassumibili:

  • 2 microbiologici (5 per le acque messe in vendita in bottiglia o in contenitori);
  • 28 chimici, che riguardano elementi indesiderabili e tossici, per i quali sono fissati limiti imperativi di concentrazione (salvo concessione di deroghe);
  • 21 indicatori, riguardanti elementi per i quali sono stabiliti valori consigliati che non dovrebbero essere superati;
  • 2 di radioattività.

Bottiglia o rubinetto?

L’Italia è classificata al terzo posto nel mondo per l’utilizzo di acqua in bottiglia, anche quella dei suoi rubinetti presenta un grado di potabilità molto alto. Infatti, l’acqua presente nelle nostre case deriva per l’85% da falde sotterranee e protette. Sono rarissimi i casi in cui si riscontrano delle anomalie, come la presenza di elementi chimici come l’arsenico, naturalmente presente nella falda acquifera, che deve però rimanere a 10 microgrammi per litro. Molto diverso è il discorso per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo, dove molto spesso per poter bere l’acqua è necessario prima bollirla per renderla sterile, e solo allora è possibile attingervi.

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