
Si è concluso così, con un documento che mira a proteggere la biodiversità della Terra, il G7 Ambiente tenutosi a Metz, in Francia, il 5 e il 6 maggio 2019, che ha visto la partecipazione dei ministri dell’Ambiente di vari Paesi comunitari ma anche extraeuropei.
L’accordo, un documento di 12 pagine ratificato da tutti i ministri presenti, si chiama “Carta di Metz” e sigla l’impegno dei principali leader mondiali ad attivarsi concretamente per la conservazione e salvaguardia di tutte le specie animali e vegetali presenti sul Pianeta. La firma di questa Carta sancisce la reale intenzione della Comunità internazionale ad "accelerare e intensificare gli sforzi per mettere fine alla perdita di biodiversità, incoraggiare l'impegno di altri attori, sostenere l'elaborazione e la messa in opera di un quadro mondiale post-2020 per la biodiversità”. O almeno, questo è ciò che si legge nel testo del documento.
Perché, come è stato segnalato ampiamente nell’ultimo rapporto dell’Ipbes sulla possibile estinzione in breve tempo di oltre un milione di specie animali e vegetali, il degrado degli ecosistemi terrestri si trova attualmente in uno stato avanzato e se non verranno messe in pratica soluzioni reali e concrete, questa situazione avrà ricadute molto gravi non soltanto sull’ambiente, ma anche (e questo è forse ciò che interessa maggiormente ai leader mondiali) sulle dinamiche socio-economiche dei vari Stati.
L’assoluta necessità di tutelare gli abitanti del Pianeta è urgente a tutti i livelli. A partire dal singolo cittadino, fino al pubblico, al privato e anche a quello aziendale e industriale. Perché, sulla Terra, ci viviamo tutti, e tutti dobbiamo assumerci la responsabilità della sua protezione e conservazione.
Proprio a questo proposito, un’attenzione particolare è stata data al ruolo e alla tutela delle popolazioni indigene, che sono sempre più minacciate dai cambiamenti climatici eppure rappresentano un patrimonio inestimabile di conoscenza per la conservazione e la salvaguardia del Pianeta, con cui da sempre convivono in totale armonia custodendone i segreti.
A questo accordo, i cui risultati concreti saranno visibili solo con il passare del tempo, hanno aderito, oltre agli Stati membri dell’Unione europea anche Cile, Egitto Isole Fiji, Gabon, Messico, Nigeria, Norvegia e Usa, il cui ministro Andrew Wheeler ha però voluto ribadire, nel paragrafo 26, l’intenzione degli Stati Uniti di uscire dall'Accordo di Parigi sul clima del 2015.