Alcol in gravidanza: esiste una dose sicura?

Durante la gravidanza non esiste una dose sicura di alcol: anche un solo drink alla settimana può avere effetti a lungo termine sulla salute del bambino. Scopriamo quali sono.
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Dott.ssa Silvia Soligon Biologa nutrizionista
3 Aprile 2023 * ultima modifica il 03/04/2023

Ci sono delle domande che, apparentemente, non avrebbero bisogno di risposte approfondite. Una di queste riguarda il consumo di alcol in gravidanza, su cui le linee guida ufficiali si esprimono chiaramente. «Durante la gravidanza astieniti dal consumo di bevande alcoliche di qualsiasi tipo, anche quelle a moderato contenuto di alcol come vino e birra, perché l'alcol danneggia gravemente il feto», spiegano le Linee guida per una sana alimentazione del Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione del Crea (il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria). «L'assunzione di alcol raccomandata è pari a ZERO», fa eco il Ministero della Salute. Da queste parole sembra non ci possano essere dubbi sul da farsi; eppure c'è chi è convinto che una dose sicura per il consumo di alcolici in gravidanza esista, che “un bicchiere ogni tanto” non faccia danno e che non ci sia bisogno di evitare completamente di assumere alcol durante i 9 mesi della gestazione.

Insomma, sembra proprio che valga la pena di approfondire anche questa questione. Vediamo, quindi, quali sono i rischi del consumo di alcolici durante la gravidanza e cerchiamo di capire perché non esiste una dose sicura per la salute del feto.

Alcol in gravidanza: i rischi

Fra i rischi del consumo di alcol in gravidanza spicca quello di sindrome feto-alcolica, una grave disabilità permanente caratterizzata da disturbi fisici, comportamentali e dell'apprendimento, in genere presenti contemporaneamente. Tali disturbi includono:

  • scarse capacità di coordinazione
  • iperattività
  • difficoltà di attenzione
  • scarsa memoria
  • difficoltà scolastiche (in particolare nel campo della matematica)
  • disturbi dell'apprendimento
  • ritardi nelle capacità di parlare e di linguaggio
  • disabilità intellettive o basso quoziente intellettivo
  • scarse capacità di ragionamento e di giudizio
  • disturbi del sonno e della suzione durante la prima infanzia
  • disturbi dell'udito e della vista
  • problemi cardiaci, renali o alle ossa
  • basso peso
  • statura al di sotto della media
  • dimensioni ridotte della testa
  • anomalie del viso, per esempio labbro superiore sottile, naso corto e all'insù, occhi piccoli e la parte tra labbro superiore e naso appiattita.

Tutti questi segni e sintomi sono dovuti al fatto che l'alcol assunto dalla mamma in attesa passa in pochi minuti dal suo sangue a quello del feto, che non ha gli “operai” (gli enzimi) necessari per metabolizzarlo. Ciò fa sì che si accumuli nel suo sistema nervoso e in diversi altri organi, danneggiandoli.

Secondo l'American Psychiatric Association (APA), la diagnosi di disturbi neurocomportamentali associati all'esposizione all'alcol è associata a un consumo di alcol superiore a 13 bevande alcoliche in un mese di gestazione (corrispondente a 30 giorni) o a 2 bevande alcoliche in una singola occasione. Perché il feto sia danneggiato dal consumo di alcolici da parte della futura mamma non è però necessario raggiungere questi livelli di assunzione; ci sono anche dei casi in cui sebbene non si possa parlare di sindrome feto-alcolica gli effetti del consumo di alcol in gravidanza ci sono e derivano da un'assunzione generalmente considerata bassa.

I rischi di un basso consumo di alcolici in gravidanza

Bada bene: non si tratta di non sapere qual è la dose minima al di sotto della quale l'alcol in gravidanza non fa male al feto, ma di avere indizi che faccia male anche un consumo considerato basso se confrontato con quello considerato “moderato” – che per una donna corrisponde a una unità alcolica (corrispondente a 12 grammi di alcol puro, cioè 125 ml di vino a 12 °, 330 ml di birra a 4,5 °, 80 ml di un cocktail a 38 °C o 40 ml di un superalcolico a 40 °).

In particolare, in uno studio pubblicato nel 2017 sulla rivista scientifica JAMA Pediatrics le anomalie craniofacciali osservate in caso di sindrome feto-alcolica sono state rilevate anche nel caso di un consumo di alcolici basso (massimo 70 grammi alla settimana – meno di un bicchiere piccolo di vino al giorno – o 20 grammi per occasione) o moderato (massimo 70 grammi alla settimana o 21-49 g per occasione). Anzi, le differenze più significative a livello della conformazione della fronte sono state riscontrate fra i figli delle donne che non consumano alcolici durante la gravidanza e quelle che ne consumano basse dosi durante il primo trimestre. Le conclusioni degli autori di questo studio, secondo cui «l'esposizione all'alcol in epoca prenatale, anche a bassi livelli, può influenzare lo sviluppo craniofacciale» e «per le donne che sono o potrebbero rimanere incinte la scelta più sicura è evitare l'alcol» sono state confermate da altre ricerche secondo cui bastano meno di 12 grammi di alcol alla settimana (quindi meno di un bicchiere di vino) per vederne gli effetti sul volto del bambino.

C'è differenza fra un alcolico e l'altro?

Ultimo dettaglio: non c'è nessuna differenza fra vino, birra e superalcolici. Un alcolico vale l'altro e tutti andrebbero ugualmente evitati durante la gravidanza. Insomma, oltre a non esistere una dose sicura, non esiste nemmeno un alcolico sicuro in gravidanza. Per questo la raccomandazione non può che essere una: meglio non consumarli se sei incinta.

Laureata in Scienze Biologiche con un dottorato in Scienze Genetiche e Biomolecolari, ha lavorato nel campo della ricerca fino al 2009 altro…
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