Allarme siccità nel Nord Italia: chiesto razionamento dell’acqua in 125 Comuni di Piemonte e Lombardia. Agricoltura a rischio

Razionamenti in decine di Comuni, crollo delle precipitazioni di pioggia e neve, fiumi prosciugati e invasi dalle acque salate dei mari, danni enormi all’agricoltura. Adesso è allarme siccità anche nel Nord Italia, dal Piemonte al Bacino del Po. Serve intervenire subito per raccogliere in maniera più efficiente l’acqua piovana e ridurre gli sprechi della rete idrica.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Michele Mastandrea 16 Giugno 2022

C'è una parola che nessuno vorrebbe mai sentire, ma che purtroppo è sempre più pronunciata: razionamento. Lo ha fatto ad esempio Utilitalia, Federazione nazionale che raggruppa imprese operanti nei settori acqua, ambiente e energia, suggerendo ai sindaci di 125 comuni italiani di ridurre l'uso dell'acqua nelle ore notturne.

In molte zone, questi razionamenti stanno diventando realtà e in sempre più parti di territorio l'oro blu dovrà arrivare con le autobotti, per fare fronte alle drammatiche carenze di acqua di questi mesi. Che con la stagione estiva rischiano di essere sempre più pesanti.

A Novara il gestore dei servizi idrici ha avvisato che non riuscirà a operare in maniera standard. Il suo omologo torinese ha chiesto a circa 80 comuni della Città metropolitana di razionare l'acqua per usi non potabili, come ad esempio irrigazione di giardini, riempimento delle piscine, lavaggio auto. Ma in tutto il Nord Italia l'allarme siccità è ormai forte.

Piove e nevica sempre meno

Si tratta, né più né meno, dell'effetto tangibile dei cambiamenti climatici. Per la Pianura Padana è la stagione più arida da 70 anni a questa parte. Non è un fenomeno recente: in Emilia-Romagna l'anno scorso è piovuto meno che in Israele. In tutta la parte settentrionale del nostro Paese ci sono parti di territorio in cui non piove da dicembre, mese in cui le precipitazioni complessive in Italia sono state inferiori del 40% rispetto all'anno precedente.

La Regione che più sta soffrendo è il Piemonte. Qui pesano le poche precipitazioni nevose rispetto alla media, oltre alla riduzione costante della massa dei ghiacciai alpini. Perdite d'acqua che non permettono di riempire i bacini idrici, dunque i serbatoi destinati all'uso civile. Torino attualmente non è a rischio, ha spiegato il sindaco Stefano Lo Russo. Ma la situazione potrebbe peggiorare di settimana in settimana.

Agricoltura a rischio

C'è poi l'allarme per l'agricoltura, che potrebbe subire danni fortissimi, proprio all'inizio della stagione in cui è maggiore il consumo di acqua. Non a caso Confagricoltura Alessandria ha chiesto alla Regione Piemonte di dichiarare lo stato di calamità. Secondo Coldiretti, sarebbe a rischio il 30% della produzione agricola nell'area della Pianura Padana. Due gli effetti immediati: problemi economici per i lavoratori del settore e l'aumento esponenziale dei prezzi dei beni alimentari, già sottoposti allo stress della guerra in Ucraina.

Ma la siccità porta con sé ulteriori problemi. In particolare, l'aumento della salinizzazione dei fiumi e delle falde acquifere sotterranee. In poche parole, i corsi d'acqua, svuotati dal caldo torrido e dalla mancanza di precipitazioni, vengono invasi dall'acqua dei mari. Che però è salata, dunque inadatta all'uso agricolo: con effetti devastanti sulla fertilità del suolo, a forte rischio desertificazione. È quello che sta succedendo ad esempio al Delta del Po, invaso dalle acque dell'Adriatico.

Ironia della sorte, domani è la Giornata Mondiale della lotta alla Desertificazione. Occasione in cui un rapporto Ispra ha mostrato come il 28% del territorio italiano sia a rischio, dato che in Sicilia arriva al 70% circa. La soluzione? Investire il più possibile in bacini di raccolta dell'acqua piovana, finanziare la messa a punto della rete idrica per ridurre al massimo gli sprechi, secondo alcune stime vicini al 40%. Oltre ovviamente a spendersi a livello globale per un'azione seria di contrasto alle emissioni di gas serra, responsabili dei cambiamenti climatici. Ma serve farlo in fretta, perché i rischi a cui ci esponiamo sono ben visibili già ora.