Alluvioni, esondazioni, scie sismiche nei Campi Flegrei: quali sono le nuove strategie di mitigazione del rischio da frana?

È arrivato il momento anche di parlare di adattamento del territorio ai cambiamenti climatici e alle conseguenze del maltempo e delle esondazioni dei fiumi degli scorsi giorni, ma non solo, degli scorsi mesi. È un periodo molto lungo in cui tutto il territorio italiano è sotto stress e quanto accaduto fino a ora potrebbe causare frane in alcune zone. Per questo motivo vogliamo provare a capire quali sono le strategie di mitigazione del rischio da frane da mettere in campo.
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Mattia Giangaspero 8 Novembre 2023
Intervista a Maria Clorinda Mandaglio Professoressa nel Dipartimento di Ingegneria Civile dell'Università di Salerno

Stiamo assistendo a un periodo molto lungo in cui tutt' Italia soffre a livello climatico, a livello territoriale e a livello idrico. Maltempo, piogge, esondazioni, alluvioni, ma anche scie sismiche come le ultime dovute all'oscillazione del terreno presente nell'area dei Campi Flegrei. Tutto questo porta un forte stress al terreno nazionale e il forte stress alcune volte rischia di trasformarsi in possibili frane. Allora noi di Ohga vorremmo provare a capire quali possono essere le soluzioni e strategie che, se messe in campo, evitano conseguenze di questo tipo. E ne vorremmo parlare anche perchè riteniamo che l'argomento sia centrale non solo per i recenti fatti di cronaca, ma anche perchè si entrerebbe nel filone dell'adattamento ai cambiamenti climatici. Abbiamo quindi intervistato la Professoressa del Dipartimento di Ingegneria Civile dell'Università di Salerno, Maria Clorinda Mandaglio, la quale è intervenuta nel panel di Ecomondo sul dissesto idrogeologico.

Quali sono le strategie di mitigazione del rischio frana dovuta a eventuali esondazioni, alluvioni, piogge, scie sismiche? 

Sì, all'interno del panel di Ecomondo del 7 novembre sul dissesto idrogeologico, ho voluto evidenziare quelle che sono le strategie per mitigare il rischio da frana. Essenziale queste sono legate a un concetto di rischio che viene fuori da una formula matematica. Il concetto di rischio è considerato come un prodotto di una pericolosità (legata alla probabilità di accadimento della frana) per una vulnerabilità agli elementi esposti alla frana (quindi abitazioni o persone). In relazione a questa definizione le strategie di mitigazione del rischio sono mirate al ruolo affidato agli interventi e alle strategie nel processo di mitigazione.

Come funziona questo processo?

La prima fase del processo è quella di analisi. Si esegue un’analisi di pericolosità, ovvero si va a verificare quali fenomeni potrebbero interessare un’area e quali di questi si potrebbero verificare e quindi si studia quella che si chiama ‘’suscettibilità da frana’’.

Successivamente si studia il ‘’quando questi fenomeni potrebbero verificarsi e cosa potrebbero colpire’’ e quindi si passa dalla suscettibilità alla pericolosità. In conclusione viene analizzato il danno degli elementi esposti e quindi si arriva a capire che tipo di rischio da frana si va incontro. Se da questa analisi il rischio risulta inaccettabile allora bisogna intervenire con le strategie di mitigazione.

Quali sono?

Interventi di prevenzione per evitare che le frane si innescano  e se si dovesse innescare invece interventi per, possiamo dire, evitare danni agli elementi esposti e alle persone.

Riesce a farmi degli esempi di interventi e strategie di mitigazione?

Per esempio per quanto riguarda la prevenzione un intervento classico potrebbe essere quello della modifica della geometria del pendio, ma anche interventi di drenaggio che modificano il regime idraulico delle acque presenti nel terreno. In questo modo si riesce ad agire aumentando la resistenza del terreno e quindi si riducono quelle che sono le azioni che possono generare la frana stessa. In questo senso le trincee drenanti sono un tipico intervento di prevenzione che modificano il regime idraulico sotterraneo presente sul pendio. Esistono molti altri in questo senso anche che modificano la struttura superficiale dello stesso pendio come l’idro-semina. Ultimamente si punta però a trovare soluzioni di prevenzione ‘’NBS’’ ovvero soluzioni basate sulla natura.

Gli interventi di protezione sono quelli che controllano il movimento della frana, provando a dissiparne l’energia e per esempio sono le barriere laterali che si installano lungo il percorso della frana e che proteggono gli elementi esposti, soprattutto strade e abitazioni. Esistono altre opere, tipo le griglie e le reti permeabili le quali contengono la fase di propagazione, ma riducono ovviamente la pericolosità dell’evento stesso.

Su questi aspetti, volevo chiederle se per caso negli ultimi anni ci sono state novità legate a interventi di prevenzione e protezione. Si possono attuare nuove strategie?

Tutto ciò che si sta facendo di nuovo è legato soprattutto alle frane superficiali. Si sta cercando di utilizzare specie vegetali che hanno la funzione di contenere la prima parte di terreno più eroso che può provocare la frana stessa. L’apparato delle radici della specie vegetale che viene scelta funziona come una sorta di inclusione deformabile che può incrementare la resistenza del terreno. Con l’apparato fogliare invece si riesce ad assorbire più acqua che precipita e che eroderebbe maggiormente il terreno.

Un altro aspetto più innovativo che riguarda sempre interventi di mitigazione è quello che riduce l’esposizione dell’elemento a rischio. Si sta parlando molto di sistemi d’allerta, di monitoraggio e di piani d’emergenza. In questo modo si comunica direttamente anche con la popolazione esposta al rischio così che possa comprendere bene cosa potrebbe accadere e ha anche il tempo di optare per soluzioni di sicurezza personale.

Che tipo di monitoraggio nuovo si può fare per capire il rischio da frana?

Ultimamente si sta utilizzando molto il monitoraggio via satellite, o anche via aereo. In questo modo si riesce a mappare velocemente le intere aree a rischio frana. Queste tecniche si chiamano ‘interferometria radar‘. Ovviamente questo tipo di monitoraggio funziona molto quando avvengono frane lente, perché le frane veloci non sono facilmente monitorabili. Infine quando si parla di monitoraggio esistono vari tipi di scale. Si può monitorare un singolo pendio, o nei casi di frane consequenziali, su più pendii, bisogna attuare un monitoraggio su scala territoriale.