Altro che blocco del traffico, le principali responsabili dello smog sono le caldaie

Per risolvere il problema dell’inquinamento atmosferico, vietare la circolazione dei veicoli è un passo in avanti ma non rappresenta la soluzione. Questo perché a peggiorare la qualità dell’aria sono soprattutto gli impianti di riscaldamento, come fa notare l’Ispra. È dunque il caso di stare più attenti a regolare il termostato ed evitare sprechi.
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Federico Turrisi 18 Gennaio 2020

Se vivi in una grande città come Torino o Milano te ne sarai reso conto: l'aria è tornata irrespirabile per via dello smog. In questi giorni l'assenza di vento e di piogge ha fatto sì che la concentrazione di polveri sottili tornasse a valori preoccupanti in molte aree d'Italia, soprattutto nella pianura Padana. E sono numerosi i Comuni che hanno sforato i limiti anche per più giorni consecutivi (ricordiamo che la soglia massima, fissata per legge, dei livelli di Pm10 è pari a 50 microgrammi per metro cubo). Le amministrazioni comunali e regionali cercano allora di arginare il problema, bloccando per esempio la circolazione dei veicoli più inquinanti, come i vecchi modelli diesel. Benissimo, ma è inutile girarci intorno: le limitazioni al traffico di alcune categorie di veicoli sono solo una misura tampone. Ci vorrebbe piuttosto un deciso cambio di rotta verso un modello di mobilità sostenibile, che significa uso dei mezzi pubblici, car sharing, piste ciclabili e via dicendo.

Il punto è che non sono solo le autovetture che emettono inquinanti. Sai qual è il principale fattore che contribuisce al peggioramento della qualità dell'aria? Il riscaldamento. A dirlo è l'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Secondo l'ultimo rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, datato 2018, il riscaldamento a livello nazionale nel 2015 ha inciso sull'inquinamento atmosferico con 21.762 tonnellate di Pm10, mentre il trasporto su strada si è fermato a 6.729 tonnellate. Seguono poi le attività industriali con 5.541 tonnellate di particolato.

Nel 2015 il riscaldamento ha contribuito al peggioramento della qualità dell'aria con 21.762 tonnellate di Pm10

È interessante fare un confronto con il 2005. Se nel corso di 10 anni le emissioni dovute al trasporto su strada si sono praticamente dimezzate, quelle legate agli impianti di riscaldamento degli edifici sono incrementate di oltre un terzo. Che gli impianti di riscaldamento inquinano è risaputo, eppure poco si muove per cambiare le cose. La maggior parte delle caldaie per produrre calore bruciano gas naturale (ossia metano) e durante il processo di combustione rilasciano attraverso le canne fumarie le particelle inquinanti. Sono però sicuramente meno impattanti sull'ambiente rispetto alle stufe a legna o a quelle a pellet.

Anche in questo caso, come nel settore della mobilità, servirebbe un intervento ad ampio raggio, un piano strutturale di riqualificazione del patrimonio edilizio per migliorarne l'efficienza termica ed energetica. Ma la differenza la possiamo fare tutti noi nel nostro piccolo. Come? Per esempio, è inutile alzare la temperatura e stare in casa con una maglietta a maniche corte oppure tenere il riscaldamento acceso con la finestra aperta. Basta coprirsi, nel primo caso, e porre maggiore, nel secondo, ad evitare ogni tipo di dispersione termica. In questo modo potrai dire di aver dato il tuo contributo per il bene all'ambiente.