
Il disastro è avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 giugno; gli argini hanno ceduto e una gran parte della diga è crollata. Questo ha portato ad un'inondazione che ha travolta la città ucraina di Nova Kakhovka che si trova a valle sulle sponde del Dnepr. Di chi è la causa? Un gruppo di servizi dei militari russi ha pubblicato sui canali Telegram il video del momento in cui è implosa la diga, ma il governo di Putin a Mosca sostiene che la struttura sia stata colpita da missili occidentali e dalla stessa artiglieria ucraina. Esiste però un'altra causa che potrebbe aver portato a questo disastro, ovvero il crollo involontario. Un crollo non causato da nessuno direttamente, ma avvenuto per i forti danneggiamenti avvenuti nelle settimane precedente e sempre a causa della guerra. Questa potrebbe essere la causa principale e prende sempre più piede rispetto a una detonazione mirata di qualche ordigno nelle vicinanze della stessa diga.
Anche perchè la stessa diga interessa particolarmente ai russi. La Crimea, annessa unilateralmente alla Federazione Russa, dipende in maniera decisiva dall'acqua raccolta nel bacino situato 400 chilometri più a nord, in quanto priva di sorgenti proprie. Il lunghissimo canale che trasporta le risorse idriche è stato poi costruito proprio dall'Unione Sovietica negli Anni Cinquanta. Resta però un danno ambientale enorme per la città e per il Paese.
"Questo è un disastro ambientale di scala europea",commenta Maxim Ostapenko, ex direttore del Parco naturale di Khortytsya, a valle della diga al Corriere. "L’acqua ha travolto aree urbane e agricole trascinando con sé un’enorme quantità di elementi tossici. Ne verrà avvelenata la terra, una della più fertili del mondo e il Mar Nero. Un’onda di fango inquinante arriverà sulle coste della Romania e della Bulgaria. Non voglio neppure pensare ai sedimenti degli impianti metallurgici che ci sono sul fondo del bacino a monte, se si muovessero causerebbero un avvelenamento perpetuo".
A questo si aggiunge anche un altro eventuale problema connesso alla centrale di Zaporizhazhia. Si perchè con il calo dei livelli d'acqua a monte, mancherebbero le risorse idriche per, eventualmente, raffreddare i sei reattori, cinque dei quali al momento sono ibernati e uno è in stand-by. Infatti la centrale nucleare più grande d'Europa si trova a soli 100 Km di distanza dalle acque del fiume Dnepr. Questo resta solo un rischio anche se, in una situazione comunque di guerra, bisogna sempre tenere conto di tutto quel che potrebbe accadere.