
Da foresta a prateria. Ancora non avevamo parlato di quanto sia pericoloso il fenomeno del tipping point. Forse ancora più pericoloso della stessa deforestazione. In pratica un'area deforestata a causa delle attività dell'uomo ha sempre il potenziale di essere riforestata se si dovesse agire in tempo, invece con il fenomeno del tipping point le probabilità crollano fino ad azzerarsi in alcuni casi.
L'ultimo recente studio pubblicato su Communications Earth & Environment indaga il rapporto tra uso di suolo e incendi e le conseguenze che questi due fattori hanno sul clima. Il fenomeno del tipping point si formerebbe quando gli stessi roghi innescati iniziano a cancellare la resilienza del bioma e condannandolo quindi a diventare prateria.
Ora, per quanto riguarda l'Amazzonia ti stiamo raccontando come da gennaio del 2023 il fenomeno della deforestazione stia rallentando rispetto agli anni passati, ma come anticipato prima questo sembra essere non il principale problema da affrontare, che non vuol dire non affrontarlo per niente.
L'ultimo rapporto IPPC del 2021 spiega come il rischio che tutta l'area dell'Amazzonia entro la fine del secolo diventi area di tipping point c'è, anche se è stata catalogata come “low confidence”, cioè senza un consenso scientifico dato da delle prove certe. Una cosa molto chiara invece è che il fenomeno esiste e aumenterà nei prossimi anni.
Esiste però un altro studio pubblicato su Science , successivo al rapporto dell'IPCC che spiega come l'Amazzonia sia in difficolta di reagire alle ondate di calore per il 72% della sua totalità, mentre l'area in stato di degrado e con bassa resilienza è il 38%.
L'ultimo studio pubblicato su pubblicato su Communications Earth & Environment aggiunge altri elementi legati al fenomeno del tipping point.
Viene addirittura sopravvalutata la capacità della foresta di reagire agli stimoli antropici e climatici. Il fattore che non viene considerato è l’impatto degli incendi ricorrenti che insistono sulle medesime aree.
Nello scenario peggiore (concretizzabile però) secondo le previsioni, il danno causato all’Amazzonia potrebbe essere “irreversibile” nel 56-82% dei casi.