
Si tratta della prima carbon tax attuata nel mondo contro chi, in agricoltura, produce emissioni. In questo caso la Danimarca ha previsto che gli allevatori di bestiame debbano pagare quasi 100 euro all’anno per le emissioni di gas serra di ciascuna delle loro mucche. La decisione è stata ufficializzata lunedì 24 giugno 2024 dal governo danese dopo una lunga trattativa con organismi commerciali e gruppi ambientalisti. È stato trovato l'accordo per introdurre un'aliquota fiscale effettiva di 120 corone danesi (16 euro) per tonnellata di emissioni equivalenti di anidride carbonica provenienti dal bestiame, compresi mucche e suini.
Prima d'ora una soluzione del genere non era mai stata applicata da nessun governo nazionale e si tratta di una scelta a livello ambientale importante, soprattutto dopo l'ultima PAC approvata a livello europeo, perché una legge sulla riduzione delle emissioni di gas serra da parte degli allevamenti non ha mai dato i suoi frutti visto che il bestiame produce circa l'11% di emissioni globali. E di questo 11% i due terzi provengono dalle sole mucche.
Inoltre tutto il settore dell'agricoltura è una fonte significativa di gas serra, in particolare metano (CH4) e ossido di azoto (N2O), entrambi con un potenziale di riscaldamento globale superiore a quello dell'anidride carbonica (CO2).
La proposta danese che entrerà in vigore nel 2030 e prevede una tassazione progressiva fino al 2035. Inizialmente, la tassa sarà simbolica, ma aumenterà nel tempo per incentivare gli agricoltori a ridurre le emissioni. L'obiettivo è quello di incoraggiare l'adozione di tecnologie più pulite e pratiche agricole che riducano l'impatto ambientale.
La decisione della Danimarca ha ricevuto l'attenzione di altri paesi e organizzazioni internazionali interessati a politiche simili per combattere il cambiamento climatico. Alcuni vedono questa mossa come un modello da seguire, mentre altri sono preoccupati per le possibili ripercussioni sul commercio internazionale e sulla competitività.