Un tumore enorme, così aggrappato agli organi epatici che rimuoverlo ha richiesto l’asportazione del colon destro e di un segmento del fegato.
Eppure, tutto è andato per il verso giusto. L’uomo di 80 anni che si è ritrovato con un sarcoma di quasi 11 chili oggi sta bene ed è stato dimesso dai reparti dell’Istituto Oncologico Veneto in buone condizioni, con il rene omolaterale e gli altri organi addominali intatti.
L’operazione a cui è stato sottoposto con successo è durata circa cinque ore e in qualche modo è entrata nei libri di storia della medicina perché i sarcomi, già di per sé sono un’entità rara, rappresentano meno dell’1% dei tumori dell’adulto.
Lo sono ancora più se consideri dove era insorta questa gigantesca massa. Le localizzazioni retroperitoneali, per di più con un diametro maggiore a 30 centimetri o 20 chilogrammi di peso, sono molto pocheanche in letteratura scientifica.
Per questo l’approccio chirurgico non è sempre proponibile. In questo caso, poi, anche l’età del paziente alzava inevitabilmente il livello di rischio.
I medici hanno tuttavia optato in fretta per l’intervento chirurgico una volta esclusa la possibilità di trattare l’uomo per via sistemica, dunque attraverso trattamenti farmacologici, e vista la rapida progressione del sarcoma.
L’operazione è stata complessa e ha richiesto diverse ore anche perché la neoplasia si era espansa al punto da aver infiltrato il colon destro e il lobo destro del fegato, oltre ad aver intaccato anche il pancreas, il duodeno e il rene destro.
Tutto, però, è andato per il meglio e i chirurghi sono riusciti ad asportare il liposarcoma dedifferenziato (un sarcoma che origina dal tessuto adiposo) del diametro massimo di 70 cm del peso esatto di 10,7 chili.
“Vista l’alta probabilità di recidiva di questo tipo di tumori, allo IOV stiamo conducendo, inoltre, ricerche sperimentali sulle alterazioni molecolari che portano allo sviluppo dei sarcomi. L’obiettivo è arrivare a nuovi farmaci utili a combattere efficacemente il residuo tumorale microscopico responsabile della ripresa della malattia che, spesso, è presente al momento dell’intervento ma non è visibile e quindi non viene asportato dal chirurgo” hanno spiegato gli esperti dell’Istituto Oncologico Veneto.
Fonte | Istituto Oncologico Veneto