
Resistente alle condizioni climatiche e ambientali più estreme, e in grado di assorbire gran parte delle sostanze inquinanti che si trovano nell’atmosfera e nel terreno, il gelso può essere considerato l’albero più idoneo per favorire uno sviluppo ambientale sostenibile.
A sostenerlo è uno studio pubblicato su Science Direct che si è concentrato sulle proprietà di questa specie arborea spesso confusa con l'albero delle more. Appartenente alla famiglia delle Moraceae, il gelso è una pianta dalla crescita molto rapida, originario del continente asiatico anche se ormai è molto diffuso in Europa, in Africa e nel Nord America dove cresce spontaneamente.
La particolarità di questa specie arborea è che, non solo è molto longeva (può superare anche i cento anni di età), ma si adatta anche molto facilmente a diversi climi e terreni e, per questo motivo, negli anni si è diffusa in modo capillare.
A questo proposito lo studio mette in evidenza come il gelso possa avere un ruolo determinante negli interventi di ripristino e rigenerazione naturale, tanto da meritarsi un riconoscimento nell’ambito di ciò che viene definito come "ecorestauro". La coltivazione del gelso, infatti, viene raccomandata per ripristinare terre aride e desolate, ma anche terreni brulli e pietrosi, o con alte concentrazioni di sale.
a titolo di esempio, nelle aree desertiche dell'Ulan Buh, nella Cina settentrionale, il gelso del deserto è stato piantato con grande successo. La particolare specie di gelso ad alto contenuto proteico che è stata piantata ha la caratteristica di avere radici molto solide che resistono alle tempeste di sabbia e possono crescere molto bene anche in terreni salini e in ambienti caldi e molto secchi.
Senza per forza dover considerare terreni impervi e condizioni climatiche estreme, il gelso trova anche una perfetta collocazione nei contesti urbani dove è considerato uno degli alberi più indicati per abbellire le strade, i parchi pubblici e i giardini. Oltretutto, le sue foglie hanno la capacità di assorbire gli inquinanti dispersi nell’atmosfera come, per esempio, il monossido di carbonio, l’anidride carbonica e il fluoruro di idrogeno.
Ultimo, ma non meno importante, l’albero di gelso è anche considerato un fitorimedio, utile per “ripulire” alcuni terreni con alte concentrazioni di metalli quali il nichel, il rame, il cobalto, il cadmio, il mercurio e il piombo.
A dimostrarlo è stato uno studio di qualche anno fa in cui è stato analizzata la quantità di mercurio nelle foglie, negli steli e nelle radici di un gelso nero (Morus nigra) per poi arrivare alla conclusione che l’assorbimento di questo metallo avviene principalmente nelle radici, più che negli steli o nelle foglie. Ecco perché il gelso potrebbe essere impiegato efficacemente per “bonificare” terreni più contaminati intorno alle fabbriche e alle aree industriali.