
Da tre anni nelle isole Lofoten, in Norvegia, si sta tenendo un progetto di ricerca norvegese-americano per misurare quello che le balenottere minori riescono a sentire. Durante i preparativi per gli esperimenti di quest'anno, però, la struttura di prova nell'arcipelago della Norvegia è stata danneggiata da un tempesta: quando i ricercatori hanno fatto un sopralluogo per valutare i danni, hanno scoperto che una balenottera era rimasta intrappolata sotto una delle reti di sbarramento ed era annegata.
I ricercatori hanno giustificato il fatto come conseguenza di una pura fatalità, ma, a dire il vero, questo genere di esperimenti sono da tempo condannati dagli animalisti perché ritenuti crudeli per le balenottere minori.
Il progetto di ricerca – condotto, per conto delle autorità statunitensi, dalla National Marine Mammal Foundation (NMMF) e dal Norwegian Defence Research Establishment (FFI) – mira a stabilire un audiogramma per le balenottere minori, note anche come balenottere rostrate. I risultati saranno utilizzati per fissare i limiti del rumore generato dall'uomo nell'oceano.
Per misurare l'udito delle balenottere, i ricercatori le catturano vive e le collocano in una vasca di prova. Nel fiordo sono state posizionate delle reti per guidare le balene nella vasca di prova.
Durante il forte maltempo dei giorni scorsi, però, una delle reti è stata divelta e portata in acque più profonde. “La nostra teoria è che la balena sia rimasta impigliata nel filo di piombo sul lato inferiore della rete la notte in cui si è staccata a causa della tempesta”, afferma il ricercatore capo Petter H. Kvadsheim dell'Istituto norvegese di ricerca sulla difesa.
Ora la ricerca è sospesa fino a quando non sarà ricostruita la sequenza degli eventi e tutte le procedure saranno state riviste.
Da tempo gli animalisti, però, si battono per porre fine a questa ricerca. Secondo Whale and Dolphin Conservation, si tratta di “orribili esperimenti sulle balene” e non esitano a definirli “oltremodo crudeli”. Gli attivisti spiegano che “il maltempo ha ritardato i test, ma potrebbero iniziare da un giorno all'altro”.
Affermano gli ambientalisti: “Lo studio è finanziato dalla marina militare statunitense e norvegese e dall'industria del petrolio e del gas. Le autorità norvegesi preferirebbero che questo esperimento passasse inosservato e non fosse denunciato. Dobbiamo assicurarci che ciò non accada”.