
È arrivata la cicogna anche nel parco nazionale di Bwindi, in Uganda, il più importante santuario naturalistico al mondo per i gorilla di montagna. In appena sei settimane sono arrivati cinque nuovi cuccioli: un vero e proprio "baby boom", come lo ha definito l'Ugandan Wildlife Service. Da gennaio sono già nati sette gorilla, mentre nel corso del 2019 i neonati erano stati tre. La lieta notizia alimenta le speranze di sopravvivenza per questo primate, che soltanto nel 2018 è stato tolto dalla lista delle specie “gravemente minacciate” dall’estinzione stilata dallo Iucn (l'Unione internazionale per la conservazione della natura).
Il gorilla di montagna rimane comunque tra le specie animali a rischio che vanno tutelate a tutti i costi, dal momento che il numero di esemplari non è così elevato: circa 400 vivono nel parco nazionale di Bwindi, mentre nel mondo ne rimane circa un migliaio in tutto.
I motivi di questo boom di nascite non sono chiari. Va sottolineato il fatto che il parco di Bwindi ha attraversato un periodo molto particolare. Per mesi è stato vietato l'accesso ai turisti a causa dell'emergenza coronavirus, e solo da poco sono ammessi piccoli gruppi di visitatori nelle aree protette con le nuove procedure di sicurezza, che prevedono l'impiego di mascherine e il distanziamento fisico. Durante la fase acuta della pandemia le principali preoccupazioni per le autorità del parco erano date da una possibile recrudescenza del bracconaggio e dai timori che i gorilla di montagna potessero contrarre l'infezione, visto che presentano un dna molto simile a quello dell'uomo.