
Una delle annate più nere per l'agricoltura italiana. Questo è quanto riferisce la Coldiretti nel suo report in cui spiega come il 2023 per i lavoratori del settore è stato uno degli anni più difficili a causa della crisi climatica, del troppo caldo, ma anche delle troppe piogge intense e brevi, al punto tale che i terreni non sono stati in grado di assorbire l'acqua e drenarla, ma sono marciti.
Stando a quanto riporta l'Organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo, che si basa sui dati Noaa ( National Climatic Data Centre), il 2023 "è al primo posto tra gli anni più caldi mai registrati nel pianeta. La temperatura sulla superficie della terra e degli oceani è stata superiore di 1,1 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo".
E non si parla solo d'Italia in questo caso, ma di tutto il mondo, con Europa e Sud America che sono i continenti più colpiti dalla crisi climatica.
"Il 2023 – sottolinea la Coldiretti – si posiziona in Italia al secondo posto tra gli anni più caldi dal 1800 con una temperatura superiore di 0,82 gradi. Si conferma dunque anche quest’anno la tendenza al surriscaldamento lungo la Penisola dove la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020″.
Le condizioni climatiche che hanno segnato il nostro Paese, nei primi nove mesi dell'anno non hanno riguardato solo alcune aree, come anche era successo in passato, ma l'intera Penisola. Sono stati registrati una media di oltre 10 eventi estremi al giorno da Nord a Sud (secondo l'European Severe Weather Database). Grandinate, trombe d'aria, bombe d'acqua e poi ondate di calore, raffiche di vento e periodi di siccità. Tutti eventi atmosferici e climatici che hanno condizionato in modo negativo la produzione agricola dei lavori del settore.
Sempre Coldiretti stima anche i danni che la crisi climatica nel 2023 ha provocato all'agricoltura italiana. I danni alle coltivazioni ed infrastrutture supereranno i 6 miliardi rispetto allo scorso anno.
Tagli del 10% della produzione di grano, 60% per le ciliegie e 63% delle pere mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno. L’analisi evidenzia un calo anche per il pomodoro e per la vendemmia del 12%.
"L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Servono investimenti ance grazie al PNRR per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni resistenti", conclude Coldiretti.