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Carenza infermieri in Italia: quanti ne mancano e perché?

Quella dell’infermiere è oggi tra le professioni sanitarie più richieste del Paese, anche se stabilire quanti infermieri mancano in Italia non è affatto semplice. Abbiamo cercato di farlo, analizzando perché mancano gli infermieri e come varia la carenza nelle Regioni italiane: per provare a risolverla c’è chi, tra le strutture in crisi, ricorre alla lettera per carenza personale infermieristico e chi direttamente all’assunzione di infermieri stranieri.
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Maria Teresa Gasbarrone 12 Maggio 2023
* ultima modifica il 10/10/2023

Dopo tre anni dal suo arrivo, il Covid-19 non è più un'emergenza internazionale. Eppure la pandemia ha lasciato scoperto ferite che fanno fatica a rimarginarsi: la carenza di infermieri è una delle più dolorose.

In realtà, la mancanza di personale sanitario è un problema che riguarda quasi tutte le categorie professionali, ma le dimensioni del fenomeno impongono un'analisi capitolo per capitolo. Così, dopo esserci occupati della mancanza di medici, proviamo a capire quanti infermieri mancano in Italia e perché.

Secondo le stime della Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi) oggi mancherebbero in tutto il Paese circa 63mila infermieri. Si tratta di un fenomeno nazionale, che però vede importanti differenze da Regione a Regione: la carenza è infatti più forte al Nord che al Sud.

La situazione rischia di peggiorare anche a causa del sovraccarico di mansioni assegnate oggi al singolo infermiere a causa della mancanza di personale. Si tratta di un vero e proprio circolo vizioso, a cui si potrà porre fine solo attraverso interventi strutturali capaci di ridurre l'enorme divario tra risorse in uscita – per pensionamento o trasferimento all'estero o in strutture private – e quelle in entrata.

Perché mancano gli infermieri in Italia

La pandemia ne ha mostrato le conseguenze estreme, ma, in realtà, il problema della carenza di infermieri nella sanità pubblica italiana è un problema che esiste da prima e che affonda le proprie radici nel passato. Tra le cause ci sono:

  • l'invecchiamento della popolazione infermieristica e il calo demografico
  • il mutamento delle condizioni lavorative
  • lo scarso numero di posti disponibili nei corsi di laurea
  • gli stipendi inferiori rispetto alla media europea

Per quanto riguarda l'ultimo punto, nel rapporto Heath at Glance 2022 l'Oecs, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha calcolato quanto guadagnano gli infermieri italiani rispetto ai loro colleghi europei. È emerso che lo stipendio medio degli infermieri in Italia è pari a 28.400 euro a fronte di una media Ue di 35.300 euro. La stima si riferisce al reddito medio annuo lordo, comprensivo di contributi previdenziali e tasse sul reddito, ma con esclusione di straordinario e calcolato a parità di potere di acquisto.

Gli infermieri in Italia guadagnano in media 28.400 euro all'anno, meno dei colleghi negli altri Paesi Ue, dove lo stipendio medio è di 35.300 euro.

Oltre alle poco allettanti condizioni salariali e lavorative, anche a causa del sovraccarico di mansioni assegnato al singolo infermiere per la carenza di personale, un nodo fondamentale – com'è anche per i medici – è l'inadeguato ricambio generazionale. Detto in modo semplice, le entrate lavorative sono inferiori alle uscite. Questo si deve anche allo scarso numero di posti disponibili nei corsi di laurea.

Anche se su questo fronte si sta provando già a fare qualcosa, il problema persiste. È vero che per la laurea in infermieristica 2022-2023 sono stati previsti 1.383 posti a bando in più rispetto a quanto indicato in precedenza, superando per la prima volta il numero dei 19mila posti (19.375). Ma, nonostante ciò, le entrate previste nei prossimi anni continuano a essere insufficiente per coprire il vuoto lasciato in gran parte dai pensionamenti.

Inoltre, come segnalato dalla Fnopi, il problema a livello universitario riguarda soprattutto la mancanza di corsi di specializzazione, che impedisce a chi esercita questa professione, o progetta di farlo, di ambire a una carriera e realizzazione professionale.

Quanti infermieri mancano in Italia?

Secondo le stime di Fnopi, oggi in Italia gli infermieri attivi iscritti all’albo sono circa 395mila, su un totale di 460mila iscritti. Di questi 270 mila sono dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn), 45mila sono liberi professionisti e 80mila lavorano per strutture private.

La carenza di infermieri è un fatto ormai chiaro, ma non lo è altrettanto il numero esatto di risorse mancanti. Su questo punto la Fnopi ha fatto chiarezza: in Italia mancano in totale circa 63mila infermieri. Nello specifico la carenza è più forte al Nord, dove mancano 27mila infermieri, segue il Sud con un gap di 23.500 de 13mila al Centro.

In Italia mancano in totale circa 63mila infermieri. Il problema è più forte al Nord, seguono Sud e Centro.

Anche l'Ocse ha confermato la carenza: in Italia il rapporto infermieri-abitanti è di 5,5-5,6 infermieri per mille abitanti, uno dei più bassi in Europa, dove la media è di 9,7 per mille. L'Italia non rispetta gli standard internazionali nemmeno per quanto riguarda il rapporto tra medici e infermiere. Questo dovrebbe essere di 1:3, invece in Italia si ferma a 1:1,5.

Ci sono però stime anche più negative. Secondo il 18esimo Rapporto Sanità del Crea (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell'Università di Roma Tor Vergata mancherebbero ben 250mila infermieri.

Bisogna infatti considerare che oltre al gap dato dagli infermieri che mancano già nel Sistema sanitario nazionale, quella dell'infermiere è una delle figure principali per attuare la revisione della sanità pubblica prevista dal Pnrr: secondo il Crea solo a questo fine servirebbero tra i 40mila e 80mila infermieri in più rispetto agli attuali.

Carenza infermieri nelle Regioni italiane

Anche se la carenza di infermieri è un problema che riguarda tutto il Paese, esistono importanti differenze tra le singole Regioni. Sempre la Fnopi ha calcolato una stima delle risorse mancanti in ogni Regione:

  • Abruzzo: 1759
  • Basilicata: 512
  • Calabria: 2140
  • Campania: 6299
  • Emilia Romagna: 4217
  • Friuli Venezia Giulia: 1443
  • Lazio: 6992
  • Liguria: 2040
  • Lombardia: 9368
  • Marche: 1267
  • Molise: 478
  • Piemonte: 4077
  • Puglia: 4825
  • Sardegna: 1775
  • Sicilia: 5707
  • Toscana: 3717
  • Umbria: 965
  • Valle d’Aosta: 116
  • Veneto: 4533

Cos'è la lettera per carenza personale infermieristico

La situazione è così diffusa nel Paese che a volte sono le stesse strutture sanitarie ad attivarsi per provare a risolvere il problema. Lo possono fare attraverso una lettera apposita al ministro della Salute in cui segnalano la carenza di personale infermieristico al loro interno.

Oltre alle strutture ospedaliere, anche altri soggetti possono scrivere questa lettera, dagli enti pubblici, ai sindacati passando per le federazioni. Un esempio è stata la lettera scritta a marzo 2021 da Federsalute, ovvero la Federazione nazionale del settore sanità di Confcommercio imprese per l'Italia, con cui le organizzazioni più rappresentative del settore sociosanitario hanno cercato di "sensibilizzare e istituzioni di governo sul gravissimo problema della carenza di personale infermieristico".

La lettera, indirizzata all'allora ministro della Salute Roberto Speranza, è stata firmata dai rappresentanti di strutture extra ospedaliere sanitarie e socio-sanitarie destinate ad anziani, disabili, e, in genere, persone non autosufficienti. Ovviamente si tratta di un esempio specifico, ma ne sono state scritte altre per segnalare lo stesso problema in contesti anche completamente diversi.

Assunzione infermieri stranieri

Nel 2021 circa 38 mila infermieri stranieri lavoravano in Italia. "Il loro ingresso – spiega il sito del governo è possibile attraverso un una procedura semplificata, al di fuori delle quote annualmente stabilite dal Decreto flussi".

Si tratta della procedura regolata dal decreto legislativo 286/98 (TUI) e dal decreto del presidente della Repubblica 394/99, che disciplinano l’assunzione di infermieri stranieri presso strutture sanitarie, sia pubbliche che private. Quest'ultima può avvenire però solo per impulso della struttura sanitaria o comunque dell'ente che assume.

Nel 2021 lavoravano in Italia circa 38mila infermieri stranieri.

La struttura sanitaria pubblica o privata che vuole assumere un infermiere straniero residente all’estero, deve presentare allo Sportello Unico Immigrazione domanda di nulla osta al lavoro. Possono presentare richiesta anche le cooperative, qualora gestiscano direttamente l'intera struttura sanitaria o un reparto di quest'ultima. Rientrano tra i soggetti che possono richiedere il nulla osta anche le società di lavoro interinale presentando la copia del contratto stipulato con la struttura sanitaria.

Ottenuto il nulla osta il lavoratore straniero può recarsi presso la rappresentanza del proprio Paese per richiedere il visto d'ingresso.

Ci sono però requisiti da rispettare per ottenerlo: per prima cosa è necessario che l'infermiere ottenga il riconoscimento del suo titolo di studio da parte del Ministero della Sanità e si iscriva nell'albo professionale degli infermieri (Opi). Per farlo, dopo aver ottenuto il riconoscimento del titolo di studio, è necessario il superamento di un esame, "volto ad accertare la conoscenza da parte dello straniero della lingua italiana e delle speciali disposizioni che regolano l'esercizio professionale in Italia".

Gli infermieri stranieri possono essere assunti anche a tempo indeterminato e qualora siano in possesso dei requisiti previsti dall'articolo 9 del TUI, dopo cinque anni di regolare permanenza in Italia, possano richiedere il permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo.

Fonti | Health at Glance 2022, Fnopi, Crea, Governo

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