C’è il primo test in vitro per la diagnosi precoce dell’Alzheimer: è la svolta per il trattamento della forma più comune di demenza?

La FDA statunitense ha dato il via libera alla commercializzazione del test Lumipulse G β-Amiloid Ratio (1-42/1-40). Diversamente dalla PET, ad oggi lo standard diagnostico per l’Alzheimer, questo test analizzerà il liquido cerebrospinale umano per misurare il rapporto tra due proteine connesse alla formazione delle placche legate al morbo determinando così la probabile incidenza della patologia in maniera efficace, precisa e meno complessa.
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Kevin Ben Alì Zinati 8 Maggio 2022
* ultima modifica il 17/08/2023

Un test per misurare la predisposizione all’Alzheimer. Un test rapido e meno complesso di quelli utilizzati finora dai medici. Un test, soprattutto, che si potrà comprare.

Potrebbe sembrarti un’utopia ma in realtà la Food and Drug Administration statunitense ne ha appena autorizzato la commercializzazione.

Si chiama Lumipulse G β-Amiloid Ratio (1-42/1-40) e come primo test in vitro per la diagnosi precoce delle placche amiloidi è pronto ad aprire la strada a una vera e propria "rivoluzione" nella diagnosi e quindi nel trattamento della forma più comune di demenza.

Come patologia degenerativa, sai bene che una volta innescato, l’Alzheimer ha una progressione anche lenta ma continua che porta chi ne colpito a soffrire di amnesia o afasia ma anche difficoltà di riconoscere persone e oggetti e nel compiere movimento in modo corretto.

Capisci, insomma, che la possibilità di una diagnosi precoce accurata rappresenterebbe una svolta decisiva per la qualità di vita di migliaia di persone: secondo le stime, infatti, il morbo colpisce circa il 5% degli over65 e il 20% degli anziano oltre gli 85 anni.

Prima dell'autorizzazione della Fda, i medici utilizzavano dei sistemi diagnostici complesse e costose. Si tratta delle cosiddette tomografie a emissione di positroni (o PET), capaci di rilevare con estrema precisione le placche amiloidi nei pazienti.

Il test invece analizzerà il liquido cerebrospinale umano per misurare il rapporto tra le concentrazioni di β-amiloide 1-42 e β-amiloide 1-40, due proteine connesse alla formazione delle placche legate al morbo. In questo modo aiuterà a determinare la probabile la formazione di placche amiloidi in maniera efficace e precisa ma meno complessa.

“Con il test Lumipulse, c'è una nuova opzione che in genere può essere completata lo stesso giorno e può fornire ai medici le stesse informazioni sullo stato dell'amiloide cerebrale, senza il rischio di radiazioni, per aiutare a determinare se il deterioramento cognitivo di un paziente è dovuto al morbo di Alzheimer” ha spiegato Jeff Shuren, M.D., J.D., direttore del Centro per i dispositivi e la salute radiologica della FDA.

La FDA ha valutato la sicurezza e l'efficacia del test monitorando 292 campioni prelevati dalla banca dell'Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative e comparando i risultati del conforto tra le analisi effettuate con il test e quelli ottenuti dalla scansione PET amiloide.

Lo studio ha dimostrato che il 97% degli individui con risultati positivi al test Lumipulse presentava la presenza di placche amiloidi anche nella scansione PET e l’84% di chi aveva risultati negativi dal test li aveva ricevuti anche dalla tomografia a emissione di positroni.

Fonte | Fda

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