
In Italia non si ferma il contrabbando di fauna selvatica. Nei giorni scorsi, a Udine, i carabinieri hanno sequestrato centinaia di uccellini appena nati che erano stati strappati dai loro nidi per venire sfruttati come richiami vivi durante le battute di caccia.
I piccoli volatili sono stati catturati illegalmente da una rete criminale in Polonia e poi venduti – anche a caro prezzo – sul mercato venatorio italiano. Il loro compito sarebbe stato quello di attirare i propri simili nelle vicinanze dei cacciatori, per facilitarne l'uccisione.
L’importante operazione condotta dall’Arma dei Carabinieri, in particolare dalla sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno degli Animali del Raggruppamento Carabinieri CITES di Roma, insieme ai militari del Nucleo Carabinieri CITES di Perugia e al Centro Anticrimine Natura di Udine, ha portato al sequestro di 559 esemplari finiti nelle mani dei bracconieri.
Come spiega il WWF, la caccia con richiami vivi è una pratica legale in Italia. La sua esistenza, però, contribuisce ad alimentare anche traffici illeciti di specie selvatiche, nonostante esistano allevamenti autorizzati da cui è possibile acquistare esemplari dotati di un particolare anello identificativo che ne certifichi la provenienza.
Tra gli “uccelli da richiamo” più ambiti dagli amanti della caccia rientrerebbero in particolare i turdidi come il tordo bottaccio, il tordo sassello e la cesena.
Si tratta di una pratica che per quanto legale non ha quasi mai rispetto della vita degli animali. Gli uccelli utilizzati per questo scopo sono spesso costretti a vivere reclusi in piccole gabbie e possono venire indotti, anche con metodi invasivi, a cantare per ingannare le prede dei cacciatori.
I crimini di natura, come il contrabbando di specie selvatiche protette, costituiscono un business davvero redditizio: sempre secondo il WWF, frutterebbero alle reti di malviventi addirittura 280 miliardi di dollari ogni anno. Si tratta della quarta attività illegale più redditizia al mondo.