Ti è mai capitato di vedere il film "Promised land", con Matt Damon? In questa pellicola cinematografica trova ampio spazio una riflessione sugli effetti negativi per le comunità rurali della provincia americana di una pratica piuttosto controversa di estrazione degli idrocarburi: il fracking, o fratturazione idraulica. Da almeno due decenni l'industria delle fonti fossili fa affidamento su questa tecnica, che permette di sfruttare in maniera più rapida e completa i giacimenti di gas naturale e petrolio presenti nel sottosuolo in alcuni territori del Texas o dell'Alberta, per citare solo due esempi. C'è un grosso però: il fracking ha un impatto devastante sull'ambiente. Scopriamo più nel dettaglio di che cosa si tratta.
Con il termine inglese fracking si intende una particolare modalità di estrazione del petrolio e del gas naturale che sfrutta la pressione di un fluido (generalmente acqua) per creare e poi propagare una frattura in uno strato roccioso nel sottosuolo. Per questo motivo sarebbe più corretto parlare di hydrofracking o di hydraulic fracturing (fratturazione idraulica, in italiano).
Si comincia a parlare per la prima volta di fratturazione idraulica negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni Quaranta, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: nel 1948 la tecnologia basata sull’impiego di acqua pompata con pressioni elevate comincia a dare i suoi frutti e l’anno successivo si concretizza la prima applicazione commerciale in alcuni giacimenti del Texas che non potevano essere sfruttati con i metodi convenzionali. Nei decenni successivi la tecnologia viene sempre più perfezionata, finché nel nuovo millennio, e soprattutto dopo la grande crisi finanziaria del 2008, il fracking vive una stagione di autentico boom negli Stati Uniti e nel Canada.
In sostanza, vengono aperte delle fratture nelle profondità del terreno (1500-6000 metri) attraverso il pompaggio di acqua e sostanze chimiche a pressioni molto elevate. Attraverso le fratture create artificialmente, per differenza di densità, gli idrocarburi riescono quindi a fluire tra i reticoli sottoterra fino a intercettare la struttura del pozzo e giungere così in superficie.
Senza entrare troppo nel tecnico, è possibile suddividere il processo di fratturazione idraulica in 3 fasi:
Tutto questo inevitabilmente ha un costo per l'ambiente. E anzi, il fracking viene considerato tra le pratiche più invasive per l'estrazione di idrocarburi. L'elenco, fornito nel 2011 da un dettagliato report realizzato dalla Commissione sull'Energia e il Commercio della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, delle sostanze chimiche utilizzate nel processo di fratturazione idraulica è davvero lungo: molte di esse sono altamente tossiche e cancerogene, alcune perfino radioattive. Un'inchiesta del New York Times ha rivelato che i livelli di radioattività presenti nell'acqua di scarto nei pressi di alcuni pozzi in Pennsylvania sono fino a mille volte superiori a quelli stabiliti dalla legge. Il rischio, come potrai intuire, è che tutte quelle sostanze estremamente nocive finiscano per contaminare il terreno e soprattutto le falde acquifere.
Il fracking contribuisce poi in maniera rilevante al problema dell'inquinamento atmosferico. Come? Soprattutto attraverso le perdite di metano, che è un potente gas serra. Come ha evidenziato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università del Maryland e apparso sulla rivista scientifica Atmospheric Environment, gli effetti delle emissioni inquinanti collegate alle attività di fracking interessano territori lontani anche centinaia di chilometri dagli impianti di estrazione.
Non è finita qui. Un altro danno ambientale provocato dal fracking è l'aumento della sismicità indotta, ovvero dei terremoti indotti dalle operazioni industriali legate allo sfruttamento del sottosuolo. Basta dare un'occhiata ai dati pubblicati dall'USGS (United States Geological Survey), l'agenzia federale americana che si occupa di geologia: nello stato dell’Oklahoma, che un tempo era classificato a basso rischio sismico, nel corso del 2014 sono state registrate 585 scosse sopra magnitudo 3 della scala Richter e nel 2015 addirittura 842. Numeri di gran lunga superiori a quelli della California, che è tra le regioni con il rischio sismico più alto al mondo. Il più forte terremoto indotto dal fracking si è registrato in Texas nel 2018, con una magnitudo di 4.0.
Ma allora perché si continua imperterriti a ricorrere alla fratturazione idraulica? Il punto è che è difficile tornare indietro, soprattutto nei Paesi dove l'industria petrolifera e del gas ha puntato molto su questa tecnica. Il nuovo vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris si è a lungo battuta nel corso della sua carriera politica per bandire il fracking sul territorio americano. Tuttavia, ora che ricopre un ruolo così importante, ha dovuto fare marcia indietro: gli interessi economici in gioco sono troppo grandi e in caso di chiusura immediata dei pozzi si perderebbero migliaia di posti di lavoro. Una domanda potrebbe sorgere spontanea: come fa un Green New Deal a definirsi come tale, se intanto si continua a tollerare un tale scempio nei confronti del Pianeta?