Chi non può permettersi un medico di famiglia: come i più fragili vengono esclusi dalle cure

In Italia, circa 100mila persone risultano senza tetto e buona parte di queste non è in possesso di una residenza, il requisito fondamentale per ottenere una tessera sanitaria e poter quindi aver accesso alle cure. E poi ci sono i lavoratori stranieri nelle campagne, sfruttati e senza contratti regolari. Una parte dimenticata dal sistema sanitario nazionale. Ne abbiamo parlato con Andrea Bellardinelli, direttore di Programma Italia, un progetto di Emergency.
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Giulia Dallagiovanna 15 Maggio 2024
* ultima modifica il 15/05/2024
Intervista a Andrea Bellardinelli Direttore di Programma Italia - Emergency

Senza una residenza, non hai diritto a una tessera sanitaria. E senza una tessera sanitaria, non puoi avere accesso alle cure. In Italia circa 100mila persone risultano senzatetto e una buona porzione di queste sono anche senza fissa dimora, ovvero mancano di un indirizzo, seppur fittizio, a cui poter agganciare la propria residenza. Sono dati che risalgono al 2022 e al censimento ISTAT più preciso effettuato fino ad ora, sebbene al conteggio vadano aggiunti, ad esempio, i migranti irregolari. La CIGL ha denunciato la presenza di 100mila lavoratori stranieri arruolati nelle grandi campagne di raccolta di prodotti ortofrutticoli, senza un regolare contratto e in condizioni di sfruttamento. Almeno 200mila persone sul territorio italiano, dunque, non possono rivolgersi a un medico di famiglia.

Ma c'è di più. Nel 2023, il 42% della popolazione con un reddito fino a 15mila euro ha rinunciato a tutte quelle cure che non erano rimborsate dal Servizio sanitario nazionale. Secondo uno studio RBM-Censis, circa 6 italiani su 10 non possono permettersi una visita dal dentista.

"A Marghera, in Veneto, abbiamo affiancato per tanti anni il settore dell'odontoiatria. Riuscire a correggere una parte del corpo così in vista, come i denti e la masticazione, non è solo un intervento medico ma la garanzia di una diversa presenza fisica e quindi la possibilità di poter cercare lavoro con più dignità e autostima. E questo è un aspetto rilevante in situazioni di fragilità psicologica". Andrea Bellardinelli è il direttore di Programma Italia, un progetto di Emergency che dal 2006 si occupa di ampliare l'accesso alle cure primarie, un diritto garantito dall'articolo 32 della Costituzione. In accordo con le autorità sanitarie e le istituzioni locali, creano dei presidi sanitari con ambulatori mobili o fissi dove è presente un team multidisciplinare composto da medici, infermieri, psicologi e mediatori culturali.

Il mediatore culturale è un'altra figura chiave per fare in modo che ciascun paziente riceva l'assistenza di cui ha bisogno. Permette al medico di capire con precisione quali siano i sintomi lamentati dalla persona e aiutano, di contro, l'assistito a orientarsi all'interno dei diversi servizi offerti dalle strutture sanitarie, oltre a trasmettergli l'importanza di proseguire la terapia secondo quanto è stato prescritto. "È un ruolo importantissimo e quando è presente all'interno dell'organico di un ospedale, i risultati si vedono".

Negli anni, la situazione dell'accesso alle cure è andata peggiorando. Le lunghe liste d'attesa obbligano i pazienti a rivolgersi alla sanità privata, mentre il divario nord-sud ingrossa i flussi dei migranti sanitari: nel 2023 19milioni di prestazioni sono state ottenute fuori dalla regione di residenza e in particolare in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Lazio. Ma sono soluzioni che escludono chi non può permettersi di pagare centinaia di euro per una visita specialistica o un viaggio.

E poi, il medico, bisogna trovarlo. Fondazione Gimbe parla di oltre 3mila medici di famiglia in meno in rapporto al numero totale degli assistiti, mentre le previsioni per il futuro non sono rosee. "Si è parlato di utilizzare i fondi del Pnrr per la creazione di ospedali di comunità che spero possano presto prendere forma. Potenziare le cure territoriali è fondamentale per evitare di intasare i pronto soccorsi e di aumentare il dispendio di risorse economiche pubbliche, ma le politiche sanitarie sembrano andare più nella direzione di tagli e privatizzazioni".

E così c'è una porzione sempre più grande di popolazione – composta da migranti irregolari ma anche da cittadini italiani – che non si vede garantito il diritto alla cura. "Chi lavora nelle campagne come stagionale ed è pagato a cassone, accusa spesso problemi muscolari o scheletrici che vengono trascurati e si cronicizzano. Mentre chi vive per strada ha bisogno di cure per malattie della pelle come dermatiti o scabbia e, in alcuni casi, anche per bloccare focolai di tubercolosi. Nelle periferie delle grandi città, come Milano, subentra poi anche il problema dell'abuso di sostanze stupefacenti. Queste persone hanno prima di tutto il bisogno di sapere a chi rivolgersi".

Chi si ritrova in una condizione di fragilità economica alza un muro e tra le prime cose che traslascia c'è la cura di se stesso. Ma quella parete è ben più sottile di quanto abbiamo il coraggio di vedere. "La capacità di prendersi cura dell'anello più debole è un valore che deve essere mantenuto in una società che vuole ritenersi civile. Serve uno stato e un sistema sanitario pubblico che possano farsi carico di queste situazioni in cui potremmo davvero ritrovarci tutti. Oggi, tra l'altro, è il 30esimo compleanno di Emergency e proprio questo è il mio augurio: che un giorno i nostri presidi possano essere sostituiti da strutture pubbliche".

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.