Città del Messico ha abolito la corrida a tempo indeterminato: niente più tori uccisi nell’arena più grande del mondo

Una sentenza ha confermato il divieto di organizzare la corrida nella capitale messicana: in Plaza México, l’arena più grande del mondo, potrebbero finalmente non morire più tori. Ma c’è ancora chi, per interessi economici, non è d’accordo con questa storica decisione.
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Martina Alfieri 15 Giugno 2022

Da anni gli animalisti si battono per fermare la corrida, spettacolo ormai da moltissimi ritenuto anacronistico e crudele. Proprio nei giorni scorsi è arrivata una notizia importante: un giudice di Città del Messico ha deciso di prorogare il divieto di organizzare spettacoli con i tori, fermando di fatto a tempo indeterminato l’attività di Plaza México, riconosciuta come l’arena più grande del mondo.

A maggio il giudice Jonathan Bass aveva fermato temporaneamente per la prima volta gli spettacoli con i tori a Città del Messico, grazie a delle denunce arrivate dai residenti della zona che ritenevano che la corrida violasse il loro diritto a vivere in un ambiente sano e privo di violenza. Dal 2013, sono quattro gli stati messicani che hanno vietato la corrida, e già lo scorso anno era stata proposta una riforma della legge che tutela gli animali per abolire questo spettacolo nella capitale. La nuova sentenza conferma la direzione verso la quale si sta dirigendo il Paese centroamericano:

La concessione della sospensione definitiva non violerebbe l'ordine pubblico o l'interesse sociale ma, al contrario, consentirebbe alle autorità di esercitare i loro poteri legali per prevenire la violazione del diritto a un ambiente sano, che causa inoltre la morte ingiustificata, il trattamento crudele e la sofferenza inutile dei tori da combattimento", si legge nella sentenza, come riporta il quotidiano El País.

La corrida de toros, nonostante sia uno spettacolo discusso e contestato da molte persone, in alcuni Paesi continua ad alimentare flussi di denaro significativi per le attività legate al turismo, come alberghi e ristoranti.  Così, mentre gli animalisti festeggiano, la compagnia Tauro Plaza México – che gestisce l’arena – ha voluto ricordare che la tauromachia genera un indotto per il Messico di 6900 milioni di pesos e ha invitato i tifosi a protestare, postando fotografie in cui compaia la parola “libertà”; ha inoltre dichiarato che farà ricorso contro la sentenza del giudice federale.

La speranza è che le motivazioni contenute nella storica sentenza del giudice Bass spingano il governo messicano, così come quello di altri Paesi, a dire basta una volta per tutte alla corrida e alle sofferenze che essa comporta per i tori. Come ha infine ricordato il giudice: “La società ha interesse a rispettare l'integrità fisica ed emotiva di tutti gli animali perché sono esseri viventi che costituiscono gli ecosistemi e quindi contribuiscono a condizioni ambientali essenziali per gli esseri umani".