Si sta riscrivendo la storia, la storia dei ghiacciai come quelli presenti sull'Adamello. Si parte dalla prima guerra mondiale con il conflitto avutosi proprio sull'Adamello tra il 1915 e il 1918. Poi si passa ai test nucleari del 1963, finendo per l'esplosione di Chernobyl del 1986. Tre avvenimenti cruciali che hanno segnato nel profondo quel ghiacciaio e hanno portato, un gruppo di ricercatori di diverse Università italiane, ad aderire al progetto ClimAda 270. L'intento è proprio quello di riscrivere la storia alpina provando a sfruttare tutte le tracce di polveri, metalli e pollini. Tutta la carota di ghiaccio presente sull'Adamello e lunga 224 metri è stata studiata e sezionato e ogni laboratorio ha estratto dei campioni per poi analizzarli.
"Il più impattante — sottolinea Lino Zani, promotore del progetto che vede coinvolti sedici partner pubblici e privati — riguarda i cambiamenti climatici in atto: i segni dell’esplosione di Chernobyl sono stati individuati nei primissimi centimetri del ghiaccio estratto, segno che negli ultimi quarant’anni il bilancio di massa del ghiaccio è negativo. Ha nevicato così poco e ha fatto così caldo che la neve non ha fatto in tempo a saldarsi con il ghiaccio sottostante e il sole ha fatto sciogliere anche il ghiaccio".
L’esplosione della centrale atomica ha lasciato picchi di Cesio nella porzione più superficiale del carotaggio, ma non solo. È stato trovato anche il Trizio dei test nucleari degli anni sessanta. Adesso si trova a 23 metri della carota di ghiaccio, mentre nel 2016 era a soli 16 metri.
A circa 66 metri di profondità infine è stato identificato un livello scuro spesso una decina di centimetri che potrebbe rappresentare parte del segnale paleo-ambientale e storico del primo conflitto mondiale, combattuto. "Le ricerche proseguono e — annuncia Zani — una nuova campagna di carotaggio sarà messa in campo presumibilmente nella primavera del 2024".
Questi sono tutti elementi che prevedono anche il futuro e le eventuali trasformazioni del ghiacciaio dell'Adamello a causa di inquinamento da sostanze chimiche. Infatti nello studio si indica come il rischio che scompaia sia molto alto. "Tra il 2027 e il 2080 e questo ci impone di pensare a come organizzare la nostra vita nelle prossime generazioni. Per esempio, avremo molta meno acqua a disposizione e non sarà più possibile produrre energia idroelettrica. Siamo chiamati a progettare un futuro diverso".
"Al di sotto della carota di ghiaccio estratta – spiega infatti Zani – abbiamo infatti trovato una morena alta circa 30 metri: vuol dire che il ghiacciaio dell’Adamello non esiste da sempre e che il suo avanzare e il suo ritrarsi appartengono a un ciclo naturale".