
Il riciclo dei rifiuti tessili non è univoco. Non c'è una regola uguale per tutti, sia perché di Paese in Paese le norme variano, sia perché ci sono diverse metodologie per procedere. E non parliamo della re-immissione degli abiti usati nel sistema del second-hand, ma del riciclo vero e proprio delle fibre tessili degli indumenti e dei tessuti scartati e gettati nei cassonetti per la raccolta differenziata del tessile.
In ogni caso, il processo di riciclo dei tessuti è un'importante pratica che, se ben svolta, aiuta a ridurre gli sprechi e promuovere la sostenibilità nell'industria tessile, che è particolarmente inquinante (secondo Eurispes, la seconda più inquinante dopo il settore petrolifero).
Ecco dunque – a grandi linee – i passaggi principali dal recupero dei tessili alla rigenerazione di nuova materia prima, per trasformare gli scarti e ciò che viene dismesso in nuovi materiali, senza creare nuovi rifiuti indifferenziati destinati al macero o all'inceneritore.
In Italia, la raccolta dei rifiuti tessili passa dagli appositi cassonetti che si trovano nei pressi di quelli per la raccolta indifferenziata e che si distinguono perché etichettati esattamente come cassoni per la raccolta tessile.
Ci sono diversi gestori ambientali che li posizionano: si tratta delle aziende registrate e autorizzate, che si occuperanno poi del recupero dei tessuti. Ad autorizzare queste aziende dono l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e CONAU, l’Associazione Nazionale Abiti e Accessori Usati.
Una volta raccolti, i tessili vengono separati in base al tipo di materiale (come cotone, lana, poliestere…) e al loro stato (usati, danneggiati, perfetti…). Questa fase può richiedere la rimozione di accessori come bottoni e cerniere e alla fine del processo si decide la destinazione dei diversi lotti.
Una parte resterà tra i rifiuti indifferenziati e sarà destinata al macero (anche se si tratta di piccoli numeri – circa il 3% – sono comunque volumi enormi).
La prima via che gli indumenti e i tessuti usati possono prendere è quella del riciclo industriale: i tessuti, in questo caso, diventano pezzame industriale e per le imbottiture, per la pulizia e per l'isolamento termico o acustico.
Alcuni tessili vengono invece selezionati per diventare nuove fibre. In questo caso, possono venire triturati in piccoli pezzi o macinati in fibra, ma anche sfilacciati. Questo processo – a seconda dell'azienda che se ne occupa – aiuta a ridurre i tessuti in una forma più gestibile per le fasi successive del riciclo.
Le fibre ottenute vengono quindi sottoposte a un processo di pulizia e igienizzazione per rimuovere eventuali contaminanti, come polvere, sporco o residui di tintura. È una fase assolutamente necessaria per arrivare alla commercializzazione dei nuovi tessuti.
A questo punto, le fibre pulite possono essere utilizzate per produrre nuova materia prima seconda, ovvero quei materiali – in questo caso tessili – ottenuti da fonti riciclate anziché da fonti vergini. In altre parole, sono materiali che derivano da prodotti o materiali già esistenti che sono stati raccolti, trattati e trasformati in nuove materie prime utilizzabili per la produzione di altri beni. I metodi impiegabili per il riciclo tessile sono diversi:
Bisogna però fare un passo indietro. Il processo appena illustrato è pensato per i tessuti "semplici", come cotone, cachemire, lana, nylon, viscosa… Ma non sono gli unici che esistono.
I tessuti multi-materiale sono composti da diverse tipologie di fibre tessili, come poliestere, cotone, nylon, che possono essere intrecciate insieme in un unico tessuto. Questa mescolanza di fibre rende difficile separare e identificare i materiali individuali durante il processo di riciclo. La separazione accurata dei diversi materiali è fondamentale per garantire che ciascuna fibra possa essere riciclata in modo efficace e efficiente, anche perché, una volta separati, i materiali eterogenei richiedono spesso processi di riciclo diversi e specifici per ciascun tipo di fibra. Ad esempio: le fibre sintetiche come il poliestere possono richiedere un processo di riciclo chimico, mentre le fibre naturali come il cotone possono essere trattate tramite riciclo meccanico. Questa varietà di processi può rendere il riciclo dei tessuti multi-materiale più complesso e costoso, poiché richiede strutture e attrezzature specializzate per gestire i diversi materiali in modo adeguato.
La presenza di tessuti multi-materiale può quindi ridurre l'efficienza complessiva del processo di riciclo tessile, poiché richiede più tempo, risorse e investimenti per separare e trattare i diversi materiali in modo adeguato.
La soluzione? Le aziende specializzate stanno adottando tecnologie sempre più innovative per fare fronte a tutti i problemi relativi al riciclo dei materiali tessili, ma in generale la riduzione di questi rifiuti è fondamentale. E per farlo bisogna partire dalla base: riducendo il consumo di abiti acquistando solo ciò di cui si ha realmente bisogno e investendo in capi di qualità che dureranno nel tempo.
Fonte| Rifo Lab;