Come funzionano le Uscar in Lazio: “Più flessibili e meno costose delle Usca”, spiega il dottor Bartoletti

Un modello che è stato attivato in una sola regione d’Italia, mentre nel resto del territorio sono attive le USCA, le Unità speciali di continuità assistenziale. I compiti sono gli stessi, ma vengono svolti secondo una diversa modalità: invece che sull’assistenza domiciliare ai pazienti Covid-19, le USCAR si sono concentrate sulla prevenzione dei focolai in comunità ristrette come RSA e carceri.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Giulia Dallagiovanna 18 Dicembre 2020
Intervista al Dott. Pier Luigi Bartoletti Vicesegretario FIMMG Lazio e coordinatore regionale medico per le USCAR (Unità speciali di continuità assistenziale regionale)

"Ad aprile abbiamo fatto visita a una RSA gestita una comunità religiosa dove era stato segnalato un operatore sanitario positivo al Covid-19. L'età media degli ospiti ricoverati nella struttura era di 85 anni. Tra di loro solo due persone avevano più di 37 di febbre, mentre i restanti erano asintomatici. Se anche nel Lazio avessimo attivato le USCA classiche, avrebbero visitato i due pazienti febbricitanti, mentre gli altri sarebbero stati affidati al medico che si occupava dell'attività ordinaria. Ma quando abbiamo eseguito i tamponi, i positivi erano 50, compresa la Madre superiora, che ci aveva accompagnato durante tutto il giro di visite e stava benissimo. Le USCAR invece hanno assistito tutti, evitando che un altro medico entrasse e si contagiasse". Il dottor Pier Luigi Bartoletti è vicesegretario per FIMMG Lazio e coordinatore regionale medico per le USCAR (Unità speciali di continuità assistenziale regionale).

A differenza delle USCA, che sono state attivate con il decreto del 9 marzo scorso con l'obiettivo di aiutare i medici di Medicina Generale a seguire i malati di Covid a domicilio e permettere loro di continuare ad assistere anche i pazienti ordinari, le USCAR intervengono nei luoghi dove il rischio contagio è maggiore. Lo scopo principale è quello di intercettare un possibile focolaio prima che si sviluppi. "I compiti delle Unità attivate nel Lazio sono gli stessi che quelli svolti dalle USCA – ci spiega il dottor Bartoletti. – Ma nella nostra regione avevamo problemi diversi rispetto alla Lombardia o ad altre aree del nord. I nostri ospedali non erano pieni e non avevamo pazienti Covid da gestire a domicilio perché non potevano essere ricoverati. La nostra attenzione era invece puntata sui luoghi a rischio elevato, come le RSA o i grandi domicili per gli anziani".

Le USCAR sono state pensate su misura per le necessità del Lazio, che erano diverse da quelle della Lombardia

Una versione più flessibile del modello adottato in tutto il resto d'Italia e che si adatta meglio alle esigenze che emergono di volta in volta. Inoltre, va detto che le Unità sono state istituite a marzo, ma nel corso dei mesi la situazione è cambiata e non ci sono invece stati aggiornamenti nell'organizzazione di questi piccoli team di medici che operano sul territorio. Le USCAR hanno avuto la possibilità di sfruttare quel minimo di expertise già sviluppato all'Istituto Spallanzani, dove avevano curato la coppia di coniugi di Wuhan e il ricercatore di Reggio Emilia di rientro dalla stessa città. Così hanno agito in modo diverso. "Nella maggior parte dei casi, gli anziani sono asintomatici prima della comparsa dei sintomi più gravi della malattia, perciò è più facile la formazione di un focolaio in una struttura. Il compito qui era proprio cercare di arginare questo rischio", aggiunge Bartoletti.

Il bando è stato fatto su adesione volontaria. Al primo hanno risposto solo in cinque medici, sui 50mila presenti nell'intera regione. Poi sono arrivati altri 250 medici e altrettanti infermieri nelle due tornate successive e alla fine sono stati raggiunti i 300 medici e i 700 infermieri.

"Alla fine della prima ondata, le altre regioni hanno depotenziato le USCA, mentre le USCAR sono rimaste attive. I focolai non esistevano più e i casi domiciliari si erano praticamente azzerati. Abbiamo allora deciso di partire con le operazioni di prevenzione, verificando quanto si fosse diffuso il virus tra le forze dell'ordine, nelle carceri e in altre grandi comunità. A luglio abbiamo invece organizzato i tamponi per chi arrivava con gli autobus da fuori regione, mentre ad agosto abbiamo effettuato i tamponi rapidi negli aeroporti per chi rientrava da Spagna e Grecia. Lo scopo era ridurre la circolazione del SARS-Cov-2 tra le famiglie".

Le USCAR inoltre si sono dimostrate anche più economiche. Mentre le USCA hanno un costo di circa 450 euro al giorno, nel Lazio le Unità e il personale che le compone vengono pagati solo nel momento in cui vengono effettivamente attivate. E questo permette di avere anche uno sguardo più lungimirante: una volta terminata l'emergenza sanitaria, le USCA verranno sciolte definitivamente. Le USCAR invece potranno essere ricostituite più rapidamente in caso di bisogno. Il modello adottato nel Lazio si è dimostrato dunque più efficiente rispetto a quello delle altre regioni, per il semplice fatto che è stato pensato su misura per le esigenze di quello specifico territorio. Le Unità classiche invece si sono ritrovate ad agire allo stesso modo in ogni regione, dalla Lombardia alla Calabria.