Come mai su alcune bevande puoi trovare la scritta: “Può influire negativamente sull’attività e l’attenzione dei bambini”?

Il problema riguarda principalmente alcuni tipi di coloranti che nel 2007 erano stati oggetto di studio da parte dell’Università di Southampton. I ricercatori avevano suggerito che potessero favorire l’iperattività nei bambini, anche se ad oggi non è ancora stato dimostrato alcun legame tra questi additivi e i disturbi del comportamento.
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Giulia Dallagiovanna 15 Gennaio 2021
* ultima modifica il 01/02/2021

Per diverso tempo è stato considerato l'"aperitivo dei piccoli", ovvero quello a base di bevande analcoliche. Tra le più famose in Italia ricordiamo il Crodino, il San Bitter, il Ginger San Benedetto, o il Bitter prodotto da alcune catene di supermercati, come l'Esselunga. Poi hai guardato meglio l'etichetta e ti sei accorto di una scritta, minuscola: "Può influire negativamente sull'attività e l'attenzione dei bambini". Non solo, ma sui siti di e-commerce più famosi tra cui Amazon, ne è vietata la vendita ai minori di 18 anni. Ora quindi sarai preoccupato per i tuoi figli: gli hai servito da bere prodotti che possono aver fatto male alla loro salute? Cosa c'è davvero dentro a questi alimenti che fino a poco prima consideravi alla stregua di succhi di frutta? Per la verità non è il caso di allarmarsi così tanto e nemmeno di demonizzare prodotti che possono tranquillamente rimanere nelle tue abitudini da aperitivo. Proviamo però a capire meglio quale sia il problema, che poi è principalmente uno: i coloranti.

I coloranti azoici

I coloranti azoici sono tra i più utilizzati all'interno dell'industria tessile, dei cosmetici, farmaceutica e della carta. Rappresentano il 70% dei prodotti attualmente impiegati per tingere un determinato prodotto. Ma non solo, fino a pochi anni fa potevi trovarli tranquillamente anche in buona parte delle preparazioni già pronte in vendita nei supermercati, come alcuni succhi di frutta, soprattutto quelli all'arancia, alcune marmellate, dolci confezionati, crema pasticcera istantanea, margarina, patatine, zuppe pronte, decorazioni per dessert e così via. Più o meno tutti quegli alimenti confezionati di colore rosso o giallo arancio beneficiavano della sfumatura che questi coloranti garantivano loro.

Lo studio

Nel 2007 l'Agenzia per la sicurezza alimentare del Regno Unito commissiona uno studio all'Università di Southampton. I risultati non parlano tanto dei coloranti azotati in sé, ma di miscele con un conservante a base di benzoato di sodio. Secondo i ricercatori questo mix potrebbe avere effetti negativi sulla capacità di attenzione dei bambini. Nello specifico, aumenterebbe i livelli di iperattività. Questi dati sono stati poi analizzati dall'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ha stabilito che il lavoro non fosse sufficientemente approfondito e le conclusioni non abbastanza rilevanti per portare a una revisione delle dosi massime giornaliere che l'Autorità già indicava (le cosiddette DGA, dosi giornaliere ammissibili). Inoltre lo studio aveva preso in considerazione delle miscele e non l'effetto del singolo colorante.

La decisione di inserire l'avvertenza sull'etichetta è stata presa in base al principio di precauzione

Come però ha spiegato Paolo Stacchini, responsabile dell'unità sulla Sicurezza chimica degli alimenti dell'Istituto superiore di sanità, “Anche se i dati non sono stati considerati sufficienti a dimostrare una relazione diretta tra questi disturbi e l’assunzione dei coloranti studiati, l’Efsa ha ritenuto che occorressero altri studi per avere una risposta definitiva. La decisione di inserire l’avvertenza in etichetta è stata presa in base al principio di precauzione, perché si tratta di bambini, e tenendo conto  che siamo di fronte ad alimenti voluttuari, di cui si può fare a meno".

Cosa dice la legge

In seguito ai risultati di quello studio, fu emanato un nuovo regolamento (1333/2008) da parte del Parlamento e del Consiglio dell'Unione europea che prevedeva la segnalazione di quali coloranti azotati fossero utilizzati in quello specifico prodotto con accanto la dicitura di cui ti parlavo prima, "può influire negativamente sull'attività e l'attenzione dei bambini". Le sigle che devono essere esplicitate sono: E 102, E 104, E 110, E 122, E 124 ed E 129.

A partire da quella decisione, diverse aziende alimentari hanno iniziato a cercare delle alternative per rispondere meglio ai dubbi e alle paure dei consumatori. Si è cercato di sfruttare in particolare quelli vegetali, derivanti da erbe, frutta o petali di fiori. Oggi in prodotti come yogurt o dolci confezionati è probabile che tu possa trovare questa nuova versione. Il problema però riguarda i costi, più elevati come potrai immaginare, e non tutti hanno deciso di scommettere sul cambio di additivi. In particolare, il settore delle bevande sembra essere rimasto alle ricette che ha sempre utilizzato ed è questa la ragione per cui ti potresti imbattere nell'avvertenza richiesta dall'UE.

Le quantità ammesse

Sempre sulla base degli studi e delle perplessità emerse, l'Efsa aggiorna costantemente le DGA riferite ai conservanti azotati. Nel 2009, John Larsen, presidente del gruppo di esperti scientifici sugli additivi (ANS), ha spiegato: “Molti coloranti alimentari sono ancora usati decenni dopo la loro approvazione iniziale e dunque, dopo un periodo di utilizzo così lungo, siamo ora in grado di esaminare tutti i dati disponibili, incluse eventuali nuove evidenze in merito alla loro sicurezza, per contribuire a tutelare i consumatori europei. Stiamo portando avanti questo lavoro in modo sistematico su tutti gli additivi alimentari e abbiamo iniziato con i coloranti che hanno suscitato alcune preoccupazioni".

Sono stati rivisti in particolare i quantitativi ammissibili di E104 (giallo chinolina), E110 (giallo arancio S) e E124 (rosso cocciniglia A). Va detto che nei confronti di quest'ultimo è la variante artificiale dell'E120, che veniva davvero ottenuto da due tipi di cocciniglie americane, una specie di insetti che appartiene alla stessa famiglia delle coccinelle. Le nuove regole in ogni caso riguardano sia adulti che bambini e hanno a che fare soprattutto con il rischio di sviluppare reazioni allergiche, in quanto lo stesso Larsen ha aggiunto: "I dati attualmente a disposizione, incluso lo stesso studio Southampton, non provano un nesso causale tra i singoli coloranti e possibili effetti sul comportamento".

Non è stato ancora dimostrato un nesso causale tra i conservati e i disturbi del comportamento nei bambini

Inoltre, mentre la ricerca su tali argomenti prosegue, anche le dosi certificate dall'Efsa sono in continuo cambiamento. Basti prendere come esempio proprio l'E110 che nel 2009 veniva raccomandato di limitarlo a 1 milligrammo per ogni chilogrammo di peso corporeo, e nel 2014 la stessa autorità europea aveva rivisto queste cifre al rialzo: 4 milligrammi per ogni chilo.

Quali rischi se si superano le DGA

Di fronte a tutte queste giravolte e cambi di opinione ti starai ora chiedendo cosa rischiate tu o tuo figlio in caso superiate le dosi giornaliere ammissibili per questi coloranti. Per la verità, il problema non esiste se questo strappo alla regola è sporadico. Inoltre, questi livelli vengono di solito fissati a soglie più basse di quanto il tuo corpo è davvero in grado di sopportare. Viene insomma lasciato un margine di sicurezza, anche in considerazione del fatto che ogni persona è diversa e le indicazioni generali non riescono a tenere conto di tutte le variabili. In poche parole, se un bambino dovesse bere un Crodino o un San Bitter non diventerà immediatamente iperattivo, anche se, considerata l'età, forse sarebbe una scelta migliore una spremuta d'arancia, magari senza aggiungere zucchero o dolcificanti.

Fonti| Efsa; Regolamento europeo 1333/2008

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