Commercio illegale di specie selvatiche, Greenpeace: “È ora di dire basta”

Greenpeace ha inviato una lettera alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica per chiedere di fermare il commercio di specie selvatiche: tanti i rischi per gli animali, ma anche per noi.
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Alessandro Artuso 11 Aprile 2020

Il commercio delle specie selvatiche è una fonte di guadagno piuttosto importante in tutto il mondo. Purtroppo la vendita di alcuni animali rari continua e questo non fa altro che provocare problemi per la biodiversità e gli ecosistemi. Greenpeace, da sempre al loro fianco, ha chiesto a gran voce di cambiare le cose inviando una lettera alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica.

L'appello

Il commercio di animali selvatici è un fattore di rischio per lo spillover cioè il processo di trasmissione di un virus da un animale all'essere umano, di cui dovresti leggere per approfondire la questione se non lo hai già fatto. Greenpeace chiede di proteggere gli habitat naturali con una normativa seria e che guardi al futuro. "Anche se siamo contenti che i vertici della Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità si siano espressi per il divieto di mercati umidi, sappiamo che non è abbastanza. Abbiamo bisogno – dichiara Greenpeace – di un divieto internazionale sul commercio di specie selvatiche. Il momento di proteggere le aree naturali che ospitano migliaia di animali selvatici è adesso, sia per il bene degli animali che per il nostro, visto il rischio concreto del moltiplicarsi delle zoonosi".