Contrordine, le stoviglie di carta non sono biodegradabili al 100%. Arriva la stretta dell’Ue

Oggi si vota alla Camera il ddl che dovrebbe recepire la direttiva europea sul bando di alcuni prodotti monouso in plastica. Nel mirino ci sono anche piatti e bicchieri di carta, perché il film che li rende impermeabili non sarebbe compostabile. L’Eppa, l’Alleanza europea per gli imballaggi di carta, però non ci sta: “Si possono riciclare”.
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Federico Turrisi 25 Gennaio 2021

Siamo abituati a pensare che piatti, bicchieri e posate di carta siano un'alternativa ecologica ai corrispettivi prodotti in plastica usa e getta. Del resto, sarà capitato anche a te di leggere sulla confezione la scritta "compostabili" e pertanto, dopo una festa magari, li buttavi nell'umido. Così facendo, pensavi di contribuire alla riduzione dei rifiuti e al contrasto dell'inquinamento da plastica nei mari.

Per l'Unione Europea le cose stanno in maniera un po' diversa. Se in un primo momento la famosa direttiva europea Sup (Single Use Plastics) del 5 giugno 2019 vietava soltanto quei prodotti in plastica monouso che maggiormente contribuiscono al marine litter (come cannucce, bicchieri, piatti, aste per palloncini e mescolatori per bevande in plastica), ora quello stesso provvedimento viene esteso anche alle stoviglie di carta che abbiamo citato all'inizio. L'Italia ovviamente è chiamata a conformarsi alla normativa europea, ed è prevista per la giornata di oggi l'approvazione da parte della Camera dei Deputati del disegno di legge, già passato al Senato e licenziato dalla Commissione Ambiente, che recepisce questa direttiva.

Ma per quale motivo l'Ue ha fatto retromarcia sui prodotti etichettati come compostabili? Sotto la lente di ingrandimento è finito il sottile strato di plastica presente anche nelle stoviglie di carta per renderle impermeabili. Un report dell'Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, evidenziava già nel 2015 che la biodegradazione completa di quella pellicola si verifica in condizioni che raramente si ritrovano negli ambienti marini e che quindi le microplastiche possono comunque diffondersi in mare. Inoltre, nel testo della direttiva si dice che gli unici polimeri esclusi dal suo campo di applicazione sono quelli naturali, cioè non sottoposti a ulteriori modifiche dal punto di vista chimico.

La decisione dell'Ue ha scatenato l'ira delle aziende che producono stoviglie monouso in carta. L'Eppa, ovvero l'Alleanza europea per gli imballaggi di carta, sostiene infatti che questo materiale sia altamente riciclabile e abbia un impatto minore sull'ambiente sia rispetto ai prodotti in plastica sia rispetto a quelli riutilizzabili (come la ceramica per i piatti o il vetro per i bicchieri o ancora l'acciaio per le posate).

A questo proposito, viene citato uno studio dell’azienda di consulenza danese Ramboll, in cui si sottolinea come le stoviglie riutilizzabili siano responsabili del 177% in più di emissioni di CO2, consumando il 267% in più di acqua e producendo il 132% in più di particolato fine rispetto a quelle monouso in carta. La stima è fatta considerando non solo la fase di utilizzo (che include i vari lavaggi), ma anche tutto il processo di produzione e di smaltimento.

Insomma, il punto della questione è il seguente: la politica deve guidare la transizione sostenibile e per questo si è voluto puntare anche sulle bioplastiche e sugli imballaggi poliaccoppiati (come il Tetra Pak, per intenderci). Tuttavia, un cambio di rotta del genere rischia di complicare non poco la vita alle aziende del settore. Si parla tanto di economia circolare, ma senza una precisa strategia industriale non si fa molta strada nella sfida per ridurre il volume dei rifiuti.