Cosa significa decoupling tra prezzo del gas e dell’elettricità

Il prezzo dell’elettricità subisce i repentini rialzi di quello del gas a causa della specifica modalità con la quale è strutturato il mercato. Ma l’UE potrebbe decidere di cambiare un sistema in vigore fin dagli anni ’90 e che, oggi, penalizza le rinnovabili.
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Giulia Dallagiovanna 8 Settembre 2022

"Stiamo lavorando a un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato dell’elettricità”, ha annunciato la presidente della Commissione Europea, Ursula von del Leyen, intervenendo al Ministero dell'Economia a Berlino. Il riferimento era probabilmente al cosiddetto decoupling tra prezzi del gas e prezzi dell'elettricità, che per la verità è sul tavolo dell'UE da almeno un anno. Ora, con la crisi del gas russo, l'opzione sdoppiamento è tornata al centro del dibattito e sarà tra quelle in discussione domani durante il Consiglio europeo straordinario sull'energia, assieme all'imposizione di un tetto al prezzo del gas acquistato dalla Russia. Proviamo allora a capire meglio di che si tratta e perché potrebbe ridurre il costo dell'elettricità, a patto però di investire sulle fonti rinnovabili.

Come funziona il mercato dell'elettricità

Il modello di mercato in vigore in Europa da circa 25 anni è il cosiddetto "marginalista", che potresti aver sentito chiamare anche "pay-as-clear". Così come accade per il gas, il prezzo dell'elettricità viene definito ogni giorno dalla Borsa. I produttori mettono in vendita la propria energia elettrica, partendo da quella che viene prodotta al prezzo più basso, e via via a crescere fino a che si arriva a quella prodotta al costo superiore. Tutti loro però vengono pagati in base al prezzo dell'ultima offerta. Il più alto, insomma.

Fino a non molto tempo fa, i combustibili fossili, tra cui appunto anche il gas, erano più economici e accessibili. Di conseguenza anche l'elettricità ottenuta attraverso queste fonti non era eccessivamente onerosa. Anzi, questo sistema serviva proprio per non penalizzare le rinnovabili in una fase in cui erano una fonte marginale.

Cosa significa decoupling

Oggi la situazione si è capovolta. Con il gas russo che ha sfondato il record dei 300 euro al Mwh, tutta l'elettricità finisce per essere venduta a un prezzo molto più alto del suo reale costo. Compresa quella prodotta da altre fonti. Così si arriva all'idea di dividere i due mercati, di fare cioè in modo che il prezzo del gas, anch'esso stabilito ogni giorno, non influisca così tanto su quello dell'energia elettrica.

La proposta ha iniziato a circolare con maggiore forza a dicembre 2021, quando la crisi energetica iniziava a farsi sentire. Erano d'accordo Italia, Francia, Spagna, Romania e Grecia, mentre altri Paesi, tra cui Germania e Austria, si dichiaravano disposti a prendere in considerazione l'idea. L'arrivo della guerra ha accelerato le riflessioni. Lo scorso 29 agosto il Cancelliere austriaco Karl Nehammer ha dichiarato che "dobbiamo mettere fine alla follia a cui stiamo assistendo sui mercati dell'energia", aggiungendo di averne già discusso anche con il suo omologo tedesco, Olaf Scholz, e con il Primo Ministro Ceco, Petr Fiala, che attualmente presiede il Consiglio dell'Unione europea.

Appare dunque sempre più vicina la possibilità di un disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell'elettricità, privilegiando in questo modo le fonti alternative come quelle rinnovabili e il nucleare. Il che significa anche che l'Italia dovrebbe investire di più su impianti eolici, fotovoltaici e altre soluzioni a basso impatto ambientale.

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