Cosa significa il nuovo record di energia prodotta con la fusione nucleare? Iafrati (Enea): “È la stessa potenza che alimenterebbe un’auto elettrica”

Gli scienziati del consorzio EuroFusion hanno confermato che l’esperimento effettuato al Joint European Torus lo scorso 3 ottobre 2023 ha prodotto ben 69 megajoule di energia da una reazione di fusione. Si tratta del nuovo record di energia mai prodotta con questa tecnologia.
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Kevin Ben Alì Zinati 9 Febbraio 2024

Fusione nucleare, avanti tutta e a grande velocità.

Il consorzio europeo EUROfusion ha annunciato un altro enorme progresso nella maratona verso l’energia del futuro.

Dopo la verifica dei dati e le opportune revisioni, gli scienziati confermato che l’esperimento effettuato al Joint European Torus lo scorso 3 ottobre 2023 ha prodotto 69 megajoule (MJ) di energia utilizzando solo 0,2 milligrammi di combustibile, ovvero deuterio e trizio.

Il più grande esperimento di fusione nucleare al mondo, in sostanza, ha segnato il nuovo record di energia prodotta con questa tecnologia: mai prima d’ora, cioè, eravamo riusciti a produrre così tanta potenza attraverso lo stesso processo che alimenta il Sole e le altre stelle.

Ma cosa significa, in concreto? Come possiamo tradurre questi numeri in una forma che possa darci contezza della distanza che ci separa dal domani?

Secondo Matteo Iafrati, fisico e ricercatore dell’Enea, con i circa 20kWh ottenuti con Jet “oggi si potrebbe fare il pieno ad una piccola macchina elettrica e viaggiarci per un centinaio di chilometri. Oppure, stando ai consumi medi italiani, alimentare – dal punto di vista elettrico – una casa con una famiglia di 3 persone”. Non poco insomma.

Il Tokamak è una struttura a forma di ciambella in grado di contenere una reazione di fusione

Certo, l’intero esperimento è durato solamente 5 secondi ma se consideri che nello stesso arco di tempo, due anni prima, si erano raggiunti solamente 59 megajoule di potenza capisci bene che la corsa al momento in cui potremo alimentare fabbriche o magari città con centrali a fusione procede piuttosto bene.

L’entusiasmo è doppio anche perché la posta in palio è di quelle importanti. Sì, perché dominare la fusione nucleare vorrebbe dire poter produrre enormi quantità di energia a impatti estremamente più contenuti rispetto a punto stiamo facendo oggi.

Significherebbe insomma avere energia decisamente più pulita, dunque senza emissioni di carbonio, e molto più sostenibile anche perché deuterio e trizio, i due combustibili di cui ti accennavo prima, sono isotopi dell’acqua, che sul nostro Pianeta per ora abbonda.

Commercializzare energia prodotta da reazioni di fusioni contribuirebbe poi a rafforzare il contributo delle fonti rinnovabili che, accanto ai grossi vantaggi devono fare i conti anche con qualche svantaggio, come la dipendenza dalle condizioni meteorologiche.

Il record di JET dimostra insomma che in linea di principio è possibile produrre energia da fusione in modo affidabile e sicuro. Anche perché questo risultato arriva al termine di una serie di esperimenti per verificare gli scenari operativi delle future macchine a fusione, in condizioni quanto più vicine possibile a quelle di ITER e dunque delle future centrali a fusione.

Manca ancora un passo importante, ovvero dimostrare di poterlo fare con un guadagno positivo: producendo cioè più energia di quanta ne serva per innescare tutto il processo.

Qui puoi vedere Jet, il più grande tokamak al mondo per generare reazioni di fusione nucleare. Phpoto credit: United Kingdom Atomic Energy Authority

Il National Ignition Facility del Lawrence Livermore National Lab, in California, aveva annunciato di aver raggiunto questo storico traguardo nel dicembre del 2022 anche se sappiamo che, considerando l’intera filiera produttiva anche in quel caso il guadagno non poteva considerarsi a tutti gli effetti positivo.

Eppure ci stiamo avvicinando. “Se si include l’energia messa nel tokamak per il riscaldamento del plasma e per accendere tutta la macchina il bilancio non è positivo. Ma non è mai stata intenzione di JET dimostrare un bilancio positivo, quel compito spetta ad ITER” ha spiegato Iafrati.

Iter, ovvero il super progetto internazionale che sta prendendo forma a Cadarache, nel Sud della Francia e che dovrebbe, appunto, dimostrare di poter produrre 500 Megawatt termici di potenza da fusione ma non di convertire questa potenza in elettricità. Il suo compito, insomma, sarà di dimostrare che è fattibile utilizzare la fusione in ambito civile.

Spetterà invece a Demo, il progetto successivo che sarà invece una vera e propria centrale, consegnare concretamente alla rete 1 Gigawatt di potenza elettrica e alimentare per esempio una grande città, delle fabbriche o, appunto, delle case.

L'appuntamento con il futuro, dicono gli scienziati, è per il 2050. O forse prima.

Fonte | EuroFusion