Cosa significa l’indicazione “zero residui” sulle etichette e perché devi fare attenzione

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
L’etichetta Residuo Zero non ha nulla a che vedere con il biologico, ma ti indica che il prodotto che stai acquistando è stato coltivato con tecniche di produzione che prevedono importanti limitazioni nell’impiego dei fitofarmaci.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Valentina Rorato 30 Agosto 2022

Sei molto attento alla tua spesa e hai imparato, negli anni, a verificare le etichette, facendo attenzione alle certificazioni. Questo ti permette di acquistare prodotti di qualità, magari biologici, ma anche di verificare che gli imballaggi siano riciclati o riciclabili. Avrai notato una scritta su molte confezioni, negli ultimi due anni, che recita “residuo zero”, stampata spesso sulle vaschette di frutta e verdura.

Che cosa significa?

Se vuoi acquistare un prodotto biologico non cadere nella trappola “residuo zero”, che fa pensare che non siano stati usati prodotti chimici durante la coltivazione. È in realtà una definizione un po’ ingannevole, per il consumatore non esperto.

Residuo zero non ha nulla a che vedere con il biologico e la scelta di non usare prodotti chimici significa semplicemente che i pesticidi non restano nel prodotto finito. Fa riferimento all’abbattimento del 100% dei residui massimi ammessi di fitofarmaci (considerando assenti eventuali residui inferiori a 0,01 milligrammi per chilogrammo di alimento). La certificazione del residuo zero, inoltre, è su base volontaria, affidata a un ente certificatore terzo, mentre quella prevista dal metodo biologico è standardizzata a livello europeo.

In Unione Europea, a seconda dei gruppi di alimenti, i livelli massimi di principi attivi consentiti per i prodotti fitosanitari sintetici oscillano tra 0,01 e 0,05 milligrammi per chilogrammo di alimento, e per alcuni prodotti ortofrutticoli sono anche superiori.

È ovvio che un prodotto proveniente da agricoltura biologica ha standard di filiera molto più severi. Se un prodotto non ha residui al momento della vendita, non significa che durante il suo processo produttivo non siano stati impiegati fitofarmaci. E, la differenza è enorme, perché questi prodotti chimici possono non restare nel prodotto che metti nel tuo piatto, ma restano comunque nell'ambiente. Questa etichetta però potrebbe comunque essere molto utile all’ambiente. L’obiettivo del New Green Deal è quello di abbattere del 50% l’uso di agrofarmaci e la strada del residuo zero è più facilmente percorribile, rispetto al raggiungimento del 30% di terreni coltivati in modo biologico entro il 2030.

Interrogazione parlamentare

L’etichetta residuo zero sta spopolando anche all’estero e, per molti produttori, è anche il tentativo di rendere il proprio brand più credibile e sostenibile. E bisogna ammettere che sta funzionando. Le associazioni ambientaliste però sono scettiche e il gruppo dei Verdi/EFA al Parlamento europeo ha deciso di presentare un’interrogazione parlamentare:

“Negli ultimi anni in vari Stati membri sono emersi marchi che promuovono l’applicazione agli alimenti dell’etichetta "residuo zero" o "senza residui” quando i residui di prodotti fitosanitari di sintesi sono inferiori o uguali a 0,01 mg/kg o /L. ​Tale soglia, 100 volte più alta di quella presa in considerazione per dichiarare l'acqua potabile non conforme, viene intesa come limite inferiore di determinazione analitica nonostante le tecniche odierne siano in grado di quantificare i residui al di sotto.​

Questi marchi presuppongono l’abbattimento dei residui, ma non certificano il mancato utilizzo di pesticidi di sintesi in fase di produzione. Spesso i prodotti non contengono un residuo zero, bensì un residuo inferiore al limite.

Gli ​effetti nocivi sulla salute umana e animale sono provati scientificamente (CMR-PE, effetto cocktail, ecc.) anche al di sotto della soglia e attualmente nell'UE viene analizzata solo una frazione delle migliaia di sostanze autorizzate, senza contare i co-formulanti non dichiarati e i metaboliti prodotti.

Ciò premesso, può la Commissione far sapere se l’utilizzo dell'etichetta “residuo zero” o “senza residui” per identificare una filiera di prodotti è conforme all’articolo 7 del regolamento 1169/2011 sulle pratiche leali d’informazione e al regolamento 1924/2006, nell’ottica di tutelare i consumatori dalle indicazioni fuorvianti sugli alimenti?"

Fonte | Europart;Commissione Europea